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Bagnacavallo sotto assedio: muri crollati e dispersi, la furia del Lamone non perdona

Un testimone riporta di averli visti cadere dal tetto, poi trascinati via dalla corrente

Bagnacavallo sotto assedio: muri crollati e persone disperse, la furia del Lamone non perdona

La furia del Lamone ha trasformato un ordinario scenario di campagna in un campo di battaglia. Acqua, fango e distruzione: un déjà vu amaro per un territorio che conosce fin troppo bene la potenza devastante della natura.

Nel video dei vigili del fuoco, girato dall’alto, si vede l’impensabile: muri di case che si sgretolano sotto la forza implacabile del fiume. Traversara, frazione di Bagnacavallo, è diventata un campo minato di acqua e detriti. Le case, evacuate d’urgenza, sembrano piccole isole disperate in un mare di fango, mentre elicotteri e barchini fanno la spola per salvare chi è rimasto intrappolato. Due persone risultano ancora disperse, e la speranza, quella che resta, è appesa a un filo: un testimone dice di averli visti cadere da un tetto per essere trascinati via immediatamente dalla corrente.

Scuole chiuse e città sospese
Domani, 20 settembre, niente scuola per Ravenna e Forlì. Lo ha deciso il vertice lampo tra sindaci e presidenti di provincia. Invece, Bologna e Cesena tirano un sospiro di sollievo: la maggior parte degli istituti riaprirà, seppur con qualche eccezione. A Modigliana, ad esempio, e nei Comuni limitrofi più colpiti, le scuole resteranno chiuse. "La situazione è critica ma sotto controllo", ha dichiarato Irene Priolo, presidente della Regione, durante un aggiornamento al fianco del capo della Protezione Civile, Fabio Ciciliano.

Ma i dati parlano chiaro: a Traversara il fiume non si è limitato a straripare, ha aggredito, divorato strade e campi. E non è l’unica vittima del Lamone. Anche i ponti stradali e ferroviari di Boncellino e Alfonsine, sempre nel comune di Bagnacavallo, sono stati travolti. Il Centro coordinamento soccorsi monitora con il fiato sospeso, mentre la terra continua a cedere, e l’acqua non si ferma.

Un territorio allo stremo
L’Emilia-Romagna non ha ancora finito di contare i danni dell’alluvione di maggio, che si trova a fare i conti con un nuovo nemico: il fiume. Ogni volta che l’acqua esce dai suoi argini, qui non si parla solo di numeri o di metri cubi d’acqua: si parla di case, di vite e di ricordi inghiottiti.

Mentre la politica discute di soluzioni e misure preventive, sul campo si vive un’altra realtà: quella dell’emergenza costante, dell’attesa, e del terrore di vedere l’acqua bussare di nuovo alla porta.

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