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La biodiversità delle api da miele in Emilia-Romagna: uno studio rivela il patrimonio genetico delle nostre impollinatrici

Un’analisi dell’Università di Bologna svela la presenza dell’ape ligustica e di altre sottospecie nel territorio, sottolineando l’importanza della conservazione per l’apicoltura locale

La biodiversità delle api da miele in Emilia-Romagna: uno studio rivela il patrimonio genetico delle nostre impollinatrici

Un'ape carnica

Un recente studio condotto dall’Università di Bologna ha gettato luce sulla diversità genetica delle api da miele presenti in Emilia-Romagna, rivelando risultati sorprendenti. Pubblicata su Scientific Reports, l’indagine ha coinvolto oltre 1.200 colonie, analizzando il DNA mitocondriale per tracciare la distribuzione delle diverse sottospecie di api nel territorio. L’ape ligustica (Apis mellifera ligustica), tipica dell’Italia, risulta essere la più diffusa, ma è emersa anche una significativa presenza di ape carnica, ape africana e ape nera europea.

L’ape ligustica è particolarmente apprezzata per le sue qualità che la rendono ideale per l’apicoltura: docilità, elevata produttività e resistenza alle malattie. Per tutelare questa sottospecie, l’Emilia-Romagna ha introdotto nel 2019 una legge che vieta l’allevamento di api non autoctone, creando zone di conservazione attorno agli apiari.

Il team di ricerca, guidato dal professor Luca Fontanesi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, ha utilizzato campioni di DNA mitocondriale per creare una mappa degli aplotipi delle api in Emilia-Romagna. L’aplotipo più comune, il C1, tipico della sottospecie ligustica, è presente nell’86,6% dei campioni analizzati. Tuttavia, è stata anche identificata una significativa presenza (11%) dell’aplotipo C2, caratteristico dell’ape carnica (Apis mellifera carnica), originaria della Slovenia e delle aree balcaniche. Inoltre, sono stati individuati aplotipi di ape africana (Apis mellifera adansonii) e di ape nera europea (Apis mellifera mellifera).

Fontanesi ha sottolineato l’importanza di monitorare la diffusione di sottospecie non autoctone, come l’ape carnica e l’ape africana, per proteggere la purezza genetica dell’ape ligustica. L’introduzione di altre sottospecie potrebbe infatti generare fenomeni di ibridazione, minacciando l’integrità genetica delle popolazioni locali di api. Questo studio fa parte del progetto BEE-RER ed è una delle analisi più vaste mai condotte in Italia, con la più alta densità di campionamento a livello mondiale. Tra gli autori figurano Valeria Taurisano, Anisa Ribani, Dalal Sami, Kate Elise Nelson Johnson (Fulbright fellow), Giuseppina Schiavo, Valerio Joe Utzeri, Samuele Bovo e Luca Fontanesi.

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