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IL CASO
22 Ottobre 2024 - 07:44
La presenza dei lupi sulle colline faentine sta diventando sempre più opprimente, trasformandosi in un vero e proprio incubo per gli allevatori della zona. Settimana dopo settimana, si susseguono attacchi che mettono a repentaglio non solo il patrimonio animale, ma anche la serenità di chi lavora con dedizione in queste terre. L’ultimo drammatico episodio è avvenuto domenica 20 ottobre, quando un branco affamato ha fatto irruzione nell'azienda agricola Cà ad Là, portando via una ventina di capre e pecore, in un attacco che definire letale è un eufemismo.
Gionata Venzi, titolare dell’azienda, esprime il suo sgomento con parole che raccontano di anni di lavoro e investimenti andati in fumo in un solo istante. “Avevamo preso tutte le precauzioni: gli animali erano al pascolo in un recinto elettrificato. Ma le forti piogge hanno messo fuori uso l’impianto e i lupi ne hanno approfittato”, spiega Venzi, affranto. La rabbia è palpabile: “Dobbiamo spendere ancora soldi per fare denuncia e smaltire i capi divorati, mentre aspettiamo indennizzi che arrivano sempre con il contagocce, se arrivano”.
Ma il dramma non si ferma qui. A sollevare il velo su una situazione sempre più insostenibile è Assuero Zampini, direttore di Coldiretti Ravenna. “La proliferazione dei lupi è in aumento e gli attacchi sempre più frequenti. Questo minaccia il lavoro dei pastori, che operano in condizioni già difficili”, sottolinea Zampini. Gli allevatori non solo devono fare i conti con le perdite dirette degli animali uccisi, ma subiscono anche danni economici indiretti, che non vengono mai considerati nei ristori. La disperazione cresce, poiché ogni attacco comporta stress per gli animali, causando aborti e riduzioni nella produzione di latte.
“È fondamentale che i risarcimenti siano congrui e tengano conto dei danni subiti. Non stiamo chiedendo favori, ma un supporto necessario per chi sta cercando di ricostruire un’azienda compromessa”, afferma Zampini con determinazione. La situazione si complica ulteriormente, poiché gli attacchi avvengono anche in presenza di misure di protezione come recinti e cani da guardiania.
L'agricoltore, spesso visto come un usurpatore del territorio, è invece il primo custode della natura. “La scomparsa di greggi e mandrie è il segnale di un equilibrio perduto”, avverte Zampini. E il suo appello è chiaro: è tempo di prendere responsabilità per proteggere chi, con coraggio, continua a preservare le bellezze delle nostre montagne, affrontando le sfide di un clima che cambia e di calamità naturali sempre più frequenti.
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