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Lavoratori Ikea in sciopero a Casalecchio per il mancato premio di risultato

La protesta contro la mancata distribuzione del premio di risultato è il simbolo di una più ampia insoddisfazione verso la gestione aziendale

Lavoratori Ikea in sciopero a Casalecchio per il mancato premio di risultato, nonostante un utile di 12 milioni di euro

A Casalecchio di Reno i lavoratori di Ikea hanno incrociato le braccia, manifestando il loro malcontento per una situazione che sembra tradire le promesse di un tempo. La protesta, che ha visto la partecipazione di numerosi dipendenti, è scaturita dalla decisione dell'azienda di non distribuire il tradizionale premio di risultato, nonostante un utile di 12 milioni di euro. Una scelta che ha lasciato molti con l'amaro in bocca, soprattutto in un contesto economico già difficile.

La decisione di Ikea di non erogare il premio di risultato ha colpito duramente i lavoratori di Casalecchio di Reno, che da anni contavano su questa gratificazione economica. Miriam Planesio, delegata della Filcams-Cgil, ha sottolineato come "da sempre nel mese di novembre i dipendenti bolognesi di Ikea ricevono un premio di risultato". Un premio che, per chi lavora a tempo pieno, poteva arrivare fino a 1.500 euro lordi, mentre per i part-time si aggirava intorno ai 600-700 euro. Quest'anno, però, la maggior parte dei dipendenti non ha visto alcun incremento nella busta paga di novembre. La protesta non si limita a una semplice richiesta economica, ma si inserisce in un quadro più ampio di insoddisfazione verso la gestione aziendale. I lavoratori lamentano un peggioramento dei rapporti con la direzione, che nonostante il sottorganico, continua a richiedere un surplus di lavoro senza offrire adeguate compensazioni. "La voce 'costi' fa parte degli obiettivi raggiunti", spiega Planesio, evidenziando come il management non abbia saputo cogliere l'opportunità di condividere i successi aziendali con tutti i dipendenti.


La situazione attuale sembra lontana anni luce dai tempi in cui Ikea, nei primi anni Duemila, ridistribuiva equamente l'incasso di un'intera giornata tra tutti i dipendenti. Un gesto che aveva suscitato grande ammirazione e che oggi appare come un ricordo sbiadito. La morte del fondatore Ingvar Kamprad nel 2018 ha segnato, secondo molti, la fine di un'era in cui il capitale umano era al centro delle politiche aziendali. "La favola del mondo Ikea è svanita", afferma amaramente Planesio, ricordando come Kamprad avesse sempre dichiarato che "i primi ad essere contenti dovevano essere proprio i dipendenti".

In attesa degli esiti del tavolo per il rinnovo del contratto integrativo, scaduto da quattro anni, i lavoratori di Casalecchio di Reno hanno proclamato un pacchetto di altre sedici ore di agitazione. Una protesta che si svolgerà in modalità articolata nelle prossime settimane, con l'obiettivo di sensibilizzare la clientela e far luce sulle ragioni del loro malcontento. La richiesta è chiara: un riconoscimento del loro contributo al successo aziendale, attraverso misure concrete come un bonus natalizio o altre forme di gratificazione economica. La situazione di Casalecchio di Reno non è un caso isolato. In altre sedi italiane, come Bologna e Padova, si registrano tensioni simili, mentre a Piacenza Ikea ha annunciato un investimento di 20 milioni sul polo logistico. Un segnale di crescita che, tuttavia, non sembra tradursi in un miglioramento delle condizioni per tutti i lavoratori. 

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