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Cronaca
03 Gennaio 2025 - 09:30
Foto di repertorio
L'omicidio di Khaled Maaroufi, un giovane tunisino di 25 anni, avvenuto nella notte tra l'11 e il 12 luglio 2022, è stato definito dai giudici, nelle motivazioni della sentenza, una "trappola mortale". Un termine che racchiude l'orrore di una vicenda che ha visto cinque giovani tunisini coinvolti in un crimine efferato, culminato con la condanna a maggio scorso: tre ergastoli e due pene di 24 anni.
La corte d'assise di Bologna, presieduta dal giudice Pierluigi Di Bari, ha emesso la sentenza. Attia Hamza, Waz Mohamed, Nafzaoui Hosni, Marzouk Azer e Jawahdou Iheb sono stati riconosciuti colpevoli di aver attirato Khaled Maaroufi in un edificio abbandonato di via Larga, dove è stato torturato e ucciso. Le motivazioni della sentenza, redatte dal giudice Mirko Stifano, parlano di un "processo" feroce e sommario, in cui la vittima è stata sottoposta a sevizie senza neppure conoscerne le ragioni.
Il movente del delitto è stato individuato nel presunto furto di un bottino composto da un iPad, una telecamera, due iPhone e un Rolex, oggetti che i giovani tunisini credevano potessero valere decine di migliaia di euro. Tuttavia, il bottino si è rivelato fasullo. La merce, frutto di furti commessi in Germania da Jawahdou, era sparita dal borsello di quest'ultimo la mattina dell'11 luglio. Attia Hamza, secondo la ricostruzione dei giudici, ha fatto ricadere i sospetti su Khaled, attirandolo in una trappola per fargli confessare un furto che non aveva commesso.
Giunto in via Larga intorno a mezzanotte e mezza, Khaled Maaroufi è stato subito aggredito. "Attia lo aggredì stringendogli un cavo intorno al collo", si legge nelle motivazioni. La vittima è caduta a terra, investita da una pioggia di calci e pugni. Successivamente, è stato legato a una sedia, interrogato e torturato con coltelli. Il medico legale ha contato tra i 35 e i 40 tagli sul volto, sul collo e sulle spalle del giovane, segni di una violenza inaudita.
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