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l'iniziativa
27 Marzo 2025 - 16:15
'Casa rider'
Il progetto "Casa Rider", nato dalla collaborazione tra Arci, CGIL e Caritas di Bologna, rappresenta un punto di svolta per chi quotidianamente percorre le strade della città su due ruote. Si tratta di uno spazio dedicato non solo al ristoro, ma anche alla crescita personale e all'informazione, come evidenziato da Rossella Vigneri, presidente Arci Bologna: "Questo è un luogo di ristoro, informazione, conoscenza, dove i rider possono prendere anche un tè caldo d'inverno oppure riparare la bicicletta". Michele Bulgarelli, segretario della Cgil bolognese, parla di "Una casa del popolo, o un Dopolavoro, una saletta sindacale". Anche Don Matteo Prosperini, direttore di Caritas Bologna, spiega: "A me viene in mente invece un oratorio".
L'iniziativa, localizzata presso gli spazi comunali di Porta Pratello, in via Pietralata 58, sarà aperta al pubblico a partire da domani, tutti i venerdì e i sabati, dalle 16 alle 20. "Casa Rider" offre ai ciclisti la possibilità di eseguire piccole riparazioni e di usufruire di un ambiente accogliente dove condividere esperienze. Inoltre, sono previsti servizi di consulenza sindacale e sui diritti, con esperti pronti a fornire supporto su questioni sociali e contrattuali.
Roberta Turi della segreteria nazionale Nidil-Cgil ha dichiarato: "Le case rider sono simbolo di comunità e resistenza. Da una nostra inchiesta è emerso che il 60% dei rider non denuncia gli infortuni, non sanno di essere coperti dall'Inail e per Assodelivery sono 30mila i rider in Italia che hanno effettuato almeno un ordine. Ecco perché le case dei rider, sorte a Palermo, Torino, Genova, Perugia, Firenze e ora Bologna, sono il cuore di una categoria sindacale nuova; senza queste case sarebbe tutto più difficile".
Anche il sindaco Matteo Lepore ha sottolineato l'importanza di "Casa Rider": "Questa è la prima 'Casa Rider' di Bologna, ma non sarà l'ultima". Tuttavia, ha aggiunto che c'è ancora molto da fare per i rider: "Noi siamo stati la prima città a sottoscrivere una carta per la difesa dei diritti dei lavoratori digitali nel 2018. Da allora ci sono state delle novità, un impegno dei vari governi, una direttiva nazionale, purtroppo per ora solo sulla carta, perché i lavoratori che sono sotto le piattaforme continuano a non avere contratti adeguati. Servono contratti di lavoro dipendenti, ad esempio, e serve che durante le alluvioni si possano fermare".
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