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bimbo schiacciato da un carro
07 Aprile 2025 - 13:20
Nel marzo del 2019, il piccolo Gianlorenzo Manchisi, di soli due anni e mezzo, perse tragicamente la vita, rimanendo schiacciato da un carro allegorico durante la sfilata di Carnevale in via Indipendenza. A seguito di questodrammatico incidente, Paolo Castaldini e don Marco Baroncini, rispettivamente responsabile e presidente del Comitato per le manifestazioni petroniane, vennero condannati in primo grado a un anno e quattro mesi di reclusione, con pena sospesa. La sentenza, superiore agli otto mesi richiesti dal pubblico ministero, fu accompagnata dall’obbligo di risarcire la famiglia della giovane vittima, insieme a Paolo Cannellini, l’allestitore del carro, già condannato nel maggio 2022 a un anno e mezzo in rito abbreviato.
Il giudice Filippo Ricci, nelle 22 pagine della sentenza, sottolineò come l’organizzazione del Carnevale avesse dimostrato una significativa negligenza, non predisponendo adeguati servizi di vigilanza, nonostante la mancanza di transenne comportasse un controllo ravvicinato delle ruote dei carri, fonte primaria di pericolo. Ricci evidenziò, inoltre, che i volontari presenti non circondavano i carri, ma si trovavano tra uno e l’altro, lasciando ogni carro sorvegliato da soltanto due volontari, posizionati posteriormente. Castaldini e Baroncini sono stati altresì condannati al risarcimento di 196.000 euro per ciascuno dei fratelli maggiori di Gianlorenzo e 314.000 euro per i genitori, Giuseppe e Siriana.
Siriana Natali, madre del bambino, inizialmente imputata e per la quale era stata richiesta una condanna a quattro mesi, è stata assolta insieme a Marco Pasquini, collaudatore del carro per il quale erano stati chiesti otto mesi. Nelle sue argomentazioni, il giudice Ricci affermò che l’omicidio colposo non potesse essere categorizzato come aggravato ai sensi del secondo comma dell'articolo 589 del Codice Penale solo perché alcune norme amministrative erano state interpretate come relative alla prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Inoltre, il giudice annotò che il problema principale risiedeva non tanto nella cornice del Carnevale quanto nella mancata sorveglianza sotto il carro, dove le ruote erano nascoste alla vista. L'allestitore del carro e gli organizzatori avevano coperto le ruote con un drappo-moquette rosso che, invece di essere una protezione adeguata, mimetizzava il pericolo, facendo sì che nemmeno Siriana Natali potesse accorgersi dalla posizione delle ruote. A riguardo il giudice si è chiesto perché fosse stato scelto un tale espediente piuttosto che una carenatura protettiva sottolineando che sarebbe stata necessaria la presenza di
qualcuno a presidio per evitare che la calca della gente potesse infilarsi sotto. Infine, alla luce dell'assoluzione di Natali, i familiari del piccolo Gianlorenzo espressero un sentimento di sollievo, affermando che "la fine di un incubo è stata raggiunta, giustizia è stata fatta."
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