Dal dolore alla cura: Fulvio De Nigris e Maria Vaccari ricevono la Turrita d’argento
Fondatori della Casa dei Risvegli, hanno trasformato la perdita del figlio Luca in un'opera di amore civile e riforma sanitaria. Bologna li onora come simboli di speranza e impegno collettivo.
Ci sono storie che attraversano la città in silenzio, fino a quando la città stessa decide di restituire loro voce, gratitudine, riconoscimento. Da oggi, nell’elenco delle personalità insignite della Turrita d’argento del Comune di Bologna, compaiono anche i nomi di Fulvio De Nigris e Maria Vaccari, fondatori della Casa dei Risvegli Luca De Nigris. Una realtà unica nel suo genere, nata all’interno dell’Irccs Istituto di scienze neurologiche dell’Ausl, dove la cura si intreccia con la dignità, la ricerca con l’umanità, e la riabilitazione con la speranza. La cerimonia si è tenuta nella Sala Rossa di Palazzo D’Accursio, dove il sindaco Matteo Lepore ha consegnato loro l’onorificenza. Parole piene di commozione e rispetto quelle dell’assessora Matilde Madrid, che ha letto le motivazioni ufficiali: “De Nigris e Vaccari rappresentano un esempio concreto di impegno civile e solidarietà nel campo dell’assistenza e della riabilitazione rivolta a persone con esiti di coma e gravi cerebrolesioni. Sono un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono fare la differenza nella società civile”. E proprio questa differenza è ciò che hanno costruito, passo dopo passo, dentro e fuori l’ospedale Bellaria. Non si sono fermati all’elaborazione privata del dolore per la perdita del figlio Luca, ma l’hanno trasformata in uno slancio collettivo, in una “cultura della cura”che ha saputo contagiare istituzioni, famiglie, operatori sanitari e volontari. Il sindaco Lepore ha voluto sottolineare con forza il valore sociale della loro azione: “Tante mamme e tanti papà hanno trovato speranza grazie al loro coraggio di costruire qualcosa da questo dolore. E hanno anche ottenuto che la nostra sanità pubblica cambiasse”. È grazie al loro impegno, infatti, se oggi servizi fondamentali per i pazienti in stato di post-coma sono parte integrante del percorso di cura nell’ospedale bolognese. Nel momento del ringraziamento, le parole di Maria Vaccari si sono rivolte a chi tutto questo ha ispirato: “Dedico questo riconoscimento prima di tutto a Luca, che da dov’è ci guarda sorridendo, perché era sempre ironico e avrebbe sicuramente qualche battutina da fare sui suoi ormai vecchi mamma e papà, con tanti capelli e barboni bianchi. Ma è sicuramente a lui che lo dedico, perché è lui che ci ha fatto capire una strada”. Una strada che oggi è diventata patrimonio della città intera. Un modello di solidarietà silenziosa, efficace, profonda. Bologna ha saputo riconoscerlo con il suo simbolo più alto. Ma il vero onore, in fondo, è per chi osserva da lontano e decide che, anche nel dolore più profondo, si può trovare la forza di costruire. E di donare.
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