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Giustizia per Giulia Cecchettin

Ergastolo a Turetta: la sentenza pone fine al processo

Un verdetto che chiude un capitolo tragico, ma che non spegne il dolore di una famiglia distrutta

Ergastolo a Turetta: la sentenza pone fine al processo

Ergastolo a Turetta: la sentenza pone fine al processo

È giunta l' attesa sentenza. Filippo Turetta, il 23enne accusato dell'omicidio della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin, è stato condannato all'ergastolo dalla corte d'assise di Venezia. Un verdetto che chiude un capitolo tragico, ma che non può restituire la vita alla giovane vittima, né sanare la ferita aperta in una famiglia devastata.

La sentenza, pronunciata con voce ferma dal presidente del Collegio, Stefano Manduzio, ha sottolineato la lucidità e la premeditazione di un crimine che ha scosso non solo Fossò, ma l'intera comunità. L'omicidio risale all'11 novembre 2023, quando Giulia, appena 20enne, è stata brutalmente uccisa in un atto premeditato e spietato.

Il tragico femminicidio che ha sconvolto l'Italia è stato narrato nei dettagli durante il processo: una lista macabra redatta da Turetta quattro giorni prima del delitto, contenente gli strumenti selezionati per togliere la vita alla sua ex. Coltelli, nastro adesivo, un badile, sacchi dell'immondizia, una corda per immobilizzare le caviglie e un calzino umido per soffocare le urla della vittima. Un piano malvagio, che il pubblico ministero Andrea Petroni ha descritto come "crudeltà premeditata". Eppure, nonostante le innumerevoli possibilità di fermarsi, Turetta ha portato avanti la sua decisione, senza alcun segno di pentimento.

Il difensore di Turetta, Giovanni Caruso, ha tentato di contrastare la tesi del pubblico ministero, cercando di evitare l'ergastolo e smontare le aggravanti. Ma la corte non ha nutrito alcun dubbio. La ferocia del delitto, la minuziosa pianificazione e il fatto che il giovane imputato disponesse di "tutte le opportunità e gli strumenti culturali per scegliere" di non uccidere, hanno influito pesantemente sulla condanna.

E così, infine, la giustizia ha seguito il suo corso, ma le cicatrici restano. Un momento di tensione ha segnato la giornata in aula: il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha avuto un breve confronto con l'avvocato difensore di Turetta, a seguito delle polemiche scaturite dall'arringa di Caruso, che a detta di Cecchettin aveva "umiliato la memoria di Giulia". La stretta di mano tra i due è stata un gesto simbolico, ma non ha potuto lenire il dolore di una famiglia lacerata. L'avvocato Caruso ha dichiarato: «Mi ha fatto molto piacere potermi chiarire», ma le parole non sono sufficienti a cancellare la sofferenza.

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