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27 Febbraio 2025 - 12:45
I militari specializzati dell'Arma dei Carabinieri nel settore forestale hanno condotto un'ampia serie di verifiche sull'attività venatoria che hanno coinvolto l'intero territorio delle nove province dell'Emilia Romagna. I 73 nuclei operativi presenti nelle varie aree montane, collinari e pianeggianti hanno complessivamente eseguito 555 controlli in zone rurali, oltre che all'interno e in prossimità di aree protette come parchi regionali, riserve naturali e siti appartenenti alla rete Natura 2000. In seguito a tali ispezioni, sono state comminate sanzioni amministrative per un importo totale di oltre 4.000 euro.
Le infrazioni riscontrate e denunciate hanno riguardato principalmente violazioni alla Legge Regionale 8/1994, come la mancata annotazione sul tesserino regionale ("omessa segnatura della giornata venatoria"), il "mancato smantellamento dell'appostamento temporaneo e/o dei materiali utilizzati provenienti dall'attività venatoria al termine della giornata (inclusi richiami e stampi)" e il "mancato rispetto delle distanze da abitazioni, immobili e fabbricati durante l'esercizio venatorio". "L'Arma - spiegano i carabinieri - ha adattato i controlli alla vastità del territorio regionale e alla diversità degli ambienti naturali, declinando gli obiettivi in base alle diverse realtà faunistiche. In particolare, nelle aree umide, i servizi si sono concentrati principalmente sul contrasto di pratiche di caccia non ammesse nei confronti dell'ornitofauna migratoria e stanziale, come anatidi e altre specie legate agli habitat palustri. Le aree umide, che comprendono fiumi, paludi e lagune, rivestono un'importanza ecologica particolare, poiché numerose specie di avifauna le raggiungono per lo svernamento o le utilizzano come tappe intermedie nelle loro complesse rotte migratorie. Pertanto, tali aree e la fauna presente sono oggetto di una tutela internazionale speciale.
Tra i principali strumenti di protezione sono annoverati la Convenzione di Ramsar del 1971 e le Direttive UE note come 'Habitat' e 'Uccelli'". Nelle zone dell'alto Appennino, le verifiche hanno avuto come focus l'eliminazione di pratiche venatorie illecite, come l'uso di richiami elettroacustici e reti da uccellagione, finalizzate alla cattura massiva dell'avifauna migratoria, definita di "passo". In queste aree, sono stati numerosi gli accertamenti effettuati presso gli appostamenti di caccia fissi, ove presenti, e sono stati controllati coloro che esercitavano l'attività venatoria in forma vagante. Per quanto riguarda il prelievo venatorio degli ungulati, i Carabinieri Forestali hanno dedicato particolare attenzione al monitoraggio delle diverse squadre di cacciatori impegnate in battute di caccia collettive al cinghiale, condotte con l’aiuto di cani, note come "braccata" e "girata". La "braccata" non è consentita in alcune aree dell'Emilia classificate come "Zone di Restrizione" per la peste suina africana (PSA). In tali contesti, notevole è stato il lavoro svolto dai Carabinieri Forestali nella verifica degli abbattimenti di cinghiali previsti dai piani di controllo, contenimento e depopolamento della specie, attività di fondamentale importanza per limitare l'espansione del virus nel territorio regionale."
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