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l'incendio all'inalca
11 Marzo 2025 - 12:45
A un mese dal devastante incendio che ha distrutto l'enorme stabilimento di lavorazione carni Inalca a Reggio Emilia, continuano a emergere frammenti di amianto nella zona. Il rogo dell'11 febbraio ha tolto il lavoro a circa quattrocento persone e ha lasciato detriti di amianto, un materiale utilizzato per la sua capacità ignifuga prima di scoprirne la pericolosità come causa di tumori ai polmoni.
Pezzi di amianto cristallizzati dalle alte temperature sono stati ritrovati anche a un chilometro di distanza dal sito dell'incendio, come segnalato dal neonato Comitato Amianto Zero, costituito proprio dopo l'incidente dell'Inalca. L'amministrazione comunale e l'Arpae hanno rassicurato sul bassissimo livello di pericolosità di questi blocchetti, ma la loro presenza numerosa preoccupa i membri del comitato.
Durante una giornata ambientale organizzata dal gruppo ReggioEmiliaRipuliamoci nel quartiere San Prospero, non lontano dall'Inalca, sono stati ritrovati numerosi detriti. Oltre ai consueti rifiuti urbani, sono stati raccolti molti frammenti provenienti dall'incendio dello stabilimento. Il comitato sottolinea la necessità di estendere le operazioni di bonifica oltre il perimetro attualmente considerato e di fornire indicazioni chiare alla popolazione.
L'amianto è stato trasportato per centinaia di metri dal vento, soprattutto nelle prime ore dell'incendio, quando la colonna di fumo tossico era visibile a chilometri di distanza. I vigili del fuoco hanno bonificato ogni punto potenzialmente pericoloso nell'area attorno allo stabilimento, ma non hanno potuto ampliare il raggio di azione oltre al perimetro di sicurezza.
Il Comitato Amianto Zero chiede al Comune di intervenire sistematicamente e professionalmente in tutte le aree potenzialmente contaminate e di avviare una campagna informativa sulla pericolosità dei materiali dispersi. Il comitato sottolinea che il Comune non può continuare a ignorare e minimizzare le conseguenze di questo disastro e che è necessario informare i cittadini per evitare che continuino a vivere a stretto contatto con le fibre di amianto e altri materiali contaminanti.
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