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TECNOLOGIA & LAVORO
16 Marzo 2025 - 08:05
Immagine di repertorio
Secondo l'ultima ricerca del Randstad Workmonitor, condotta in 35 nazioni, quasi la metà dei lavoratori italiani desidera ricevere una formazione specifica sull'intelligenza artificiale. Precisamente, il 43% degli impiegati ritiene che acquisire competenze nel campo dell'AI sia cruciale per affrontare con successo le trasformazioni tecnologiche attualmente in corso. Questa necessità, secondo il sondaggio, supera di gran lunga altre opportunità di sviluppo professionale che le aziende offrono.
Oltre all'intelligenza artificiale, le abilità maggiormente ricercate comprendono la gestione dei progetti software, con il 21% delle preferenze, oltre all'analisi dei dati e all'alfabetizzazione informatica, entrambe con una richiesta del 20%. È da notare, inoltre, un marcato interesse verso le cosiddette soft skills: mindfulness e benessere si posizionano al quinto posto, seguiti da competenze nell'ambito della comunicazione, della leadership e della capacità di pensiero creativo.
L'interesse verso la formazione nell'ambito dell'intelligenza artificiale sta vivendo una rapida crescita. In Italia, la richiesta è incrementata dell'8% nel corso di un anno, con un livello di interesse superiore di cinque punti rispetto alla media europea e di tre punti rispetto a quella mondiale. Tra coloro che mostrano maggior attenzione a questo settore, troviamo i lavoratori over 55 con una percentuale del 50%, seguiti dalla Generazione Z al 43%, dalla Generazione X con il 42% e infine dai Millennials, che si attestano al 36%.
Quali abilità sono necessarie per lavorare con l'intelligenza artificiale? Fabio Costantini, amministratore delegato di Randstad HR Solutions, sostiene che per trarre pieno vantaggio dall'AI, non siano sufficienti solo le competenze tecniche, quali la programmazione e l'analisi dei dati. È altrettanto fondamentale possedere capacità umanistiche, come comunicazione, creatività ed etica nei processi lavorativi. Un ulteriore elemento distintivo è rappresentato dalla "learning agility", cioè la capacità di apprendere in modo continuo e di adattarsi rapidamente ai mutamenti.
L'apertura nei confronti dell'intelligenza artificiale è ormai ampiamente riconosciuta: ben il 72% dei lavoratori in Italia si dichiara disposto a integrare le nuove tecnologie nel proprio ambito professionale. Tuttavia, la formazione su questi strumenti non rappresenta solo un'opportunità di crescita, ma costituisce anche un elemento cruciale per trattenere i talenti all'interno delle aziende. Infatti, il 38% degli occupati, mostrando un aumento del 12% rispetto all'anno precedente, afferma che sarebbe incline a cambiare occupazione qualora non avesse la possibilità di ricevere istruzione su argomenti come l'AI. Inoltre, il 40% dei lavoratori rifiuterebbe un'offerta lavorativa che non includesse opportunità di apprendimento in ambito digitale futuro.
L'intelligenza artificiale sta trasformando il panorama lavorativo, e i lavoratori italiani sono perfettamente consapevoli di questo cambiamento. Ora la responsabilità passa alle aziende: chi avrà la capacità di investire nella formazione assicurerà la propria sopravvivenza futura, mentre coloro che rimarranno inerti rischiano di perdere i migliori talenti e di rimanere indietro nella competizione per l'innovazione.
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