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Recensioni cinematografiche del 2025
13 Marzo 2025 - 18:45
"Come ci si sente a morire?" la domanda è facile a farsi ma a rispondere è impossibile, fortunatamente che c'è Mickey che è morto (e risuscitato) per ben 16 volte nella sua "vita". Questo è uno dei temi che il nuovo film del regista sudcoreano Bong Joon-ho pone con il suo nuovo film "Mickey-17", adesso al cinema.
Ambientato in una Terra tecnologicamente avanzata, Mickey è un Sacrificabile, un topo da laboratorio, che fa da cavia in una stazione spaziale per dei lavori che nella nostra (non tanto) umile umanità definiremmo "disumani": Mickey viene usato per esperimenti, viene inviato su un pianeta ostile per studiarne i virus e trovare dei vaccini in modo da poter scendere nuovamente per colonizzarlo. Da questi esperimenti, Mickey muore ma il suo corpo viene ristampato da una cabina e i suoi ricordi salvati e reinseriti nel suo sistema di memoria. La sua miserabile vita però viene sorpresa da un episodio inaspettato: a seguito di una missione, nel quale si pensava fosse morto, incontra il suo alter-ego, Mickey-18, più spietato e psicopatico. La scoperta farà partire una serie di eventi che si culmineranno con la battaglia per liberare il pianeta di Niflheim e i suoi abitanti alieni dall'occupazione umana iniziata dal tiranno Kenneth Marshall.
Il film è basato sulla prima bozza del romanzo di Edward Ashton "Mickey7" ed è importante precisare un dettaglio: la sceneggiatura scritta da Joon-ho è stata scritta nel 2021. Perché è importante? Perché sono stati anni prima delle elezioni del 2024, che hanno visto Donald Trump ritornare alla Casa Bianca per la seconda volta e, di conseguenza, questo film verrebbe erroneamente considerato una diretta parodia al tycoon.
Bong Joon-ho, sudcoreano e vincitore nel 2020 del premio Oscar per l'acclamato "Parasite", non aveva in alcun modo immaginato di adattare il personaggio del tiranno Marshall con le movenze, il carattere e persino i denti troppo splendenti del presidente americano. Questo è stato anche uno dei motivi per cui una fetta consistente di pubblico ha bocciato il film, e non solo per essere, a detta loro, "un terribile Bladerunner". Ma il cinema degli ultimi tempi purtroppo non ha visto altro che riadattamenti, sequel... in breve uno storytelling banale e mediocre. Serie tv che continuano le storyline già viste, personaggi adattati in live action che non conoscono altro che il politicamente corretto e la cultura woke (come il prossimo live action di Biancaneve) che ha già provato come non funzioni nonostante l'industria di Hollywood insisti.
Bong Joon-ho affronta nel suo cinema l'ipocrisia della società, che si nasconde dietro un palo pensando di non essere visto, come in "Snowpiercer" con il cambiamento climatico, "Okja" con il capitalismo e "Parasite" con le inuguaglianze di classe. "Mickey-17", oltre a parlare delle politiche totalitarie che innescano spiriti di ribellione, affronta anche un altro tema che è spaventosamente rilevante al giorno d'oggi: l'utilizzo del nome di Dio per giustificare le azioni di pura cattiveria umana (e non, nel caso del film), prendendo come esempio una scena precisa, cioè quella della cena tra Marshall, sua moglie, Mickey-17 e Kai Katz, prima Marshall fa dei commenti sul corpo di Kai e di come potrebbe diventare la "madre della civiltà umana su Niflheim" e poi si mette a cantare canzoni cristiane con la moglie e il cameriere/assistente (che chiaramente idolatra più Marshall che Dio stesso) e poi punta una pistola sulla nuca di Mickey-17 perché tanto è sacrificabile. Un gesto che si è visto numerose volte nell'arco della storia: identificarsi con un credo per promuovere la propria agenda, manipolando i seguaci pensando di essere il Messia e di poter aggiustare il mondo intero con i propri soldi e con la propria autorità politica. Autorità che alla fine non ha mai avuto valore.
"Mickey-17" non sarà al livello di "Parasite", ma è comunque una rappresentazione di come il mondo si sta avviando, di che futuro ci aspetta e di come Hollywood abbia un disperato bisogno di smettere di ritornare al passato e di usare il cervello da cui l'immaginazione è stato monito stesso della sua creazione. C'è più bisogno di registi esterni alla Hollywood americana come Bong Joon-ho, così come il talento degli interpreti che non si sono tirati indietro dall'interpretare ruoli pericolosi e controversi come il genere dark humor mostra.
In sostanza, c'è più bisogno di rimanere scandalizzati.
Voto finale: 4/5
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