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La Cgil si oppone al trasferimento del centro protesi Inail di Budrio

Il sindacato si schiera contro il trasferimento del centro protesi Inail di Budrio, un pilastro per la riabilitazione in Italia

Il futuro del centro protesi Inail di Budrio: la Cgil si oppone al trasferimento

Il Centro Protesi Inail di Budrio rappresenta un'eccellenza nel panorama sanitario italiano. Fondato con l'obiettivo di fornire supporto e riabilitazione a chi ha subito amputazioni o necessita di protesi, il centro è diventato un punto di riferimento non solo per la regione Emilia-Romagna, ma per l'intero Paese. Tuttavia, il recente annuncio di un possibile trasferimento ha sollevato un'ondata di preoccupazione tra i lavoratori e i sindacati, in particolare la Cgil, che si è fermamente opposta a questa decisione.

La Fiom Cgil e la Fp Cgil di Bologna, attraverso una nota, hanno espresso "estrema preoccupazione" riguardo al futuro del centro. Questo stabilimento, essenziale per la produzione di protesi e noto per il suo servizio a numerosi atleti paralimpici di spicco, come Alex Zanardi, Bebe Vio, Martina Caironi e Manu Maxcel Amo, è stato recentemente colpito dalla terza alluvione in un anno e mezzo. Le notizie circolate sulla stampa riguardo alla potenziale riallocazione del centro in altre strutture destano seria apprensione tra i sindacati. "Tale opzione per noi non è contemplabile, se non per il tempo strettamente necessario a mettere in sicurezza il sito", affermano i rappresentanti sindacali. Stefano Biosa della Fiom Cgil ha chiarito che "a Vigorso ci sono almeno 200 lavoratori tra metalmeccanici e sanitari". Gli operai metalmeccanici si dedicano alla fabbricazione delle protesi, mentre un team di medici, infermieri e fisioterapisti presidia il comparto sanitario. Dopo l'ultimo disastro, il personale è stato costretto a operare in smartworking o a utilizzare gli spazi ancora agibili, riducendo notevolmente la funzionalità del centro. Questa nuova calamità naturale si innesta in un contesto già teso, come evidenziato da Biosa: "Eravamo già in mobilitazione sindacale: manca il piano industriale e questa è l'unica struttura pubblica nel suo genere. Se muore quella si va sul mercato. E trasferire il centro significa fare lo spezzatino, separare ricerca, produzione, degenza e riabilitazione". Il sindacato ha inoltre sollecitato le autorità, ricordando che "abbiamo attivato un tavolo di crisi l'anno scorso e la struttura commissariale ci aveva promesso un argine, ma non si è fatto".

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