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Medico di Rimini indagato per violenza sessuale: il caso della paziente disabile che non può testimoniare

Il caso si complica per l'impossibilità della vittima di testimoniare

Medico di Rimini indagato per violenza sessuale: il caso della paziente disabile che non può testimoniare

A Rimini un medico 67enne di origine bolognese è al centro di un'indagine per presunti abusi sessuali su una paziente disabile. Le accuse, gravissime, riguardano una giovane di 33 anni affetta da una sindrome distonica ipercinetica, una condizione che la rende particolarmente vulnerabile. Gli eventi si sarebbero verificati in una clinica di Bellaria Igea Marina, convenzionata con l'AUSL Romagna.

La vicenda è complessa e si snoda tra accuse, indagini e perizie mediche. La giovane, originaria di un comune delle Marche, vive un calvario da quando, all'età di sei anni, un intervento chirurgico mal riuscito ha innescato una serie di complicanze cerebrali che l'hanno condotta alla sua attuale condizione. Secondo le denunce, il medico avrebbe abusato di lei in più occasioni, approfittando della sua incapacità di difendersi. Tuttavia, la consulenza di Monia Vagni, esperta nominata dal Gip Vinicio Cantarini, ha stabilito che la presunta vittima non è in grado di testimoniare a causa della sua infermità mentale.

In seguito alla relazione della consulente, il pubblico ministero ha chiesto la revoca della misura cautelare che impediva al medico di esercitare la professione. Questa decisione potrebbe preludere a una richiesta di archiviazione del caso, permettendo al medico di tornare al lavoro. Tuttavia, le indagini continuano, e la famiglia della giovane vive con angoscia l'evolversi della situazione.

Il racconto della giovane alla madre, che includeva dettagli come i regali ricevuti dal medico, tra cui uno zaino di "Frozen", aveva inizialmente trovato conferma nelle parole di un'addetta alle pulizie della clinica. Quest'ultima aveva riferito di aver notato atteggiamenti sospetti tra il medico e la paziente, ma in un primo momento aveva negato le sue dichiarazioni per paura di perdere il lavoro. Solo successivamente ha ritrattato, ammettendo di aver taciuto per timore.

Mentre il medico potrebbe tornare a esercitare la sua professione, la famiglia della giovane continua a lottare per la verità e la giustizia. La sindrome che ha colpito la 33enne è il risultato di un intervento chirurgico fallito, un destino che ha segnato la sua vita e quella dei suoi cari. 

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