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Il caso
23 Gennaio 2025 - 11:35
Un anno dopo l'incidente ferroviario che ha scosso la tratta Rimini-Bologna, il macchinista del Frecciarossa Lecce-Venezia, M.G., si trova al centro di un'indagine che potrebbe portarlo a processo. La sera del 10 dicembre 2023, nei pressi della stazione ferroviaria di Faenza, il Frecciarossa si è scontrato con un treno regionale diretto a Bologna, causando il ferimento di sei persone tra i 460 passeggeri a bordo.
L'incidente si è verificato quando il Frecciarossa, in fase di retrocessione a bassa velocità, ha urtato un treno regionale fermo al semaforo rosso. Secondo le prime ricostruzioni, il treno ad alta velocità avrebbe superato il punto indicato dal segnale di stop, provocando l'urto. L'impianto frenante del Frecciarossa è sotto indagine, poiché potrebbe non aver funzionato correttamente. La procura di Ravenna, guidata dal PM Silvia Ziniti, ha notificato al macchinista l'avviso di conclusione delle indagini preliminari con l'accusa di disastro ferroviario colposo.
Il legale di M.G., l'avvocato Beniamino Nordio, ha dichiarato che il suo assistito è pronto a difendersi, sostenendo che l'incidente è stato causato da un deficit di sicurezza nei sistemi ferroviari, sottolineando la mancanza di un sistema di prevenzione del rischio di collisione. Un'accusa che punta il dito contro RFI e Trenitalia, le società responsabili della gestione e manutenzione delle infrastrutture ferroviarie.
A complicare ulteriormente la vicenda, la presenza a bordo del Frecciarossa dell'amministratore delegato di RFI, Gianpiero Strisciuglio. Secondo quanto riferito dall'azienda, Strisciuglio non è intervenuto sulle procedure seguite dal macchinista, smentendo le prime ipotesi che lo vedevano coinvolto nelle decisioni operative durante l'incidente.
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