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Arrestati
21 Marzo 2025 - 17:15
Nella giornata di venerdì 21 marzo, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Modena hanno eseguito diverse misure cautelari emesse dal G.I.P. del Tribunale di Modena, su richiesta della Procura della Repubblica. Le misure riguardano due uomini di 46 e 48 anni in custodia cautelare in carcere, un uomo di 39 anni agli arresti domiciliari, e un uomo di 38 anni sottoposto a obbligo di dimora in provincia di Napoli con divieto di uscita notturna.
Tutti gli indagati, originari di Napoli, sono accusati di essere coinvolti in furti continuati e aggravati di autovetture di lusso nel periodo febbraio-maggio 2024. I veicoli rubati, principalmente "Land Rover" di alta gamma con un valore tra i 120.000 e i 240.000 euro, sono stati sottratti in Modena e in altre zone d’Italia.
Le indagini, avviate il 26 febbraio 2024 dopo il furto di una Range Rover a Modena, hanno rivelato una serie di furti simili. In seguito, sono stati rubati altri tre veicoli nello stesso periodo a Reggio Emilia, Rubiera e Fiorano Modenese. Nonostante le autovetture fossero dotate di sofisticati sistemi antifurto, i furti sono stati portati a termine con un modus operandi molto simile, suggerendo l’esistenza di una rete criminale organizzata.
L'analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza e dei lettori di targa ha permesso di identificare almeno quattro dei sospetti, che si spostavano su due veicoli noleggiati a Napoli. Questi, in breve tempo, riuscivano a forzare e rubare le auto, per poi fuggire rapidamente.
Grazie alla continuità dei furti e alle prove raccolte, i Carabinieri hanno rintracciato i quattro indagati, ripresi anche mentre sostavano in locali pubblici tra un furto e l’altro. Due di loro sono inoltre accusati di aver commesso furti di altre Range Rover a Pescara, Porto Potenza Picena e Camerano tra il 16 e il 23 maggio 2024.
Gli indagati, come emerso dalle indagini, utilizzavano dispositivi "jammer" per disattivare i sistemi GPS delle auto, forzavano i veicoli e li nascondevano in luoghi sicuri per manomettere le centraline elettroniche, evitando così che venissero rintracciate tramite i dispositivi di localizzazione satellitare. Fino a quando non ci sarà una sentenza definitiva di condanna, gli indagati sono presunti innocenti.
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