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"Consenziente anche se ubriaca": assolti due trentenni dall'accusa di stupro

La corte d'appello di Bologna conferma l'assoluzione per i due uomini accusati di violenza sessuale nei confronti di una 18enne a Ravenna

"Consenziente anche se ubriaca": assolti due trentenni dall'accusa di stupro

La Corte d’Appello di Bologna ha confermato la sentenza di assoluzione piena, emessa in primo grado dal collegio penale di Ravenna, nei confronti di due giovani imputati per violenza sessuale di gruppo per induzione con abuso delle condizioni della vittima. La decisione, motivata con la formula “perché il fatto non costituisce reato”, riguarda un episodio avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 2017, che ha coinvolto una ragazza all’epoca 18enne.

Secondo la ricostruzione, la giovane aveva bevuto diversi bicchieri tra vino e superalcolici durante una serata in un locale, prima di essere portata a spalla in un appartamento del centro. Qui si sarebbero verificati i rapporti sessuali, filmati con un cellulare. Nei giorni successivi, la ragazza si era recata al pronto soccorso e aveva sporto denuncia in questura.

Gli imputati sono un rumeno di 34 anni, che aveva avuto il rapporto sessuale, e un 35enne di origine straniera, ex calciatore del Ravenna, che aveva filmato la scena. La Procura generale di Bologna aveva chiesto condanne rispettivamente a 7 e 4 anni, oltre al rinnovo del dibattimento per risentire i testimoni e la presunta vittima.

La Corte d’Appello, presieduta da Paola Lo Savio, con relatore Giorgio Di Giorgio e giudice a latere Giuditta Silvestrini, ha ribadito quanto già stabilito in primo grado: la ragazza si sarebbe dimostrata “pienamente in sé e in grado di esprimere validamente un consenso”, come evidenziato dalla mimica e gestualità documentate nel filmato.

Determinante sarebbe stata anche la scansione temporale dei fatti, che testimonia uno stato di ebbrezza all’una di notte, seguito da una doccia e da un recupero graduale. Intorno alle 4, poco prima dell’atto sessuale, la giovane avrebbe avuto uno scambio di messaggi con la madre, circostanza che secondo i giudici dimostrerebbe la sua capacità di discernimento.

Di avviso opposto, il Pm Angela Scorza aveva presentato appello, descrivendo la scena come “raccapricciante” e sostenendo che la ragazza fosse in uno stato di “inconfutabile incoscienza”, completamente indifesa e vittima di un comportamento denigratorio da parte dei presenti.

La vicenda ha suscitato proteste femminili e un acceso dibattito mediatico. L’avvocata della giovane, parte civile nel processo, aveva definito la sentenza di primo grado un “retaggio patriarcale”, mentre i legali degli imputati avevano replicato sottolineando la rigorosità dell’istruttoria e criticando le proteste come pretestuose. La Corte d’Appello motiverà la sua decisione entro 60 giorni.

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