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La statistica
24 Ottobre 2024 - 11:00
L'Italia sta pagando a caro prezzo la cosiddetta "fuga dei cervelli". Negli ultimi tredici anni, il Paese ha visto emigrare circa 550.000 giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, con una perdita di capitale umano stimata in 134 miliardi di euro. Ma i numeri potrebbero essere ancora più allarmanti, secondo Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est, che ha presentato uno studio al Cnel: "Il deflusso reale è tre volte più grande e alimenta la competitività e la crescita degli altri Paesi europei".
Questi dati rivelano un problema sistemico: l’Italia si colloca all'ultimo posto in Europa per capacità di attrarre giovani talenti. Rispetto ad altri Paesi europei, dove la mobilità dei giovani professionisti è vista come una risorsa, l’Italia si ritrova esclusa dal circolo virtuoso della “circolazione dei talenti”. Paolazzi sottolinea: “Continuare a cullarsi nella favola che l'Italia faccia parte di questa circolazione significa ignorare la dura realtà della nostra bassa attrattività”.
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Questa emorragia di giovani lavoratori ha un impatto diretto sull'economia italiana, rendendo sempre più difficile per le imprese trovare personale qualificato. Inoltre, la disconnessione tra domanda e offerta di competenze continua ad accentuarsi, aggravando la situazione occupazionale.
Con solo il 6% di giovani europei che scelgono l'Italia come destinazione, il Paese si trova molto indietro rispetto alla Svizzera (43%) e alla Spagna (32%). Le ragioni che spingono i giovani italiani ad andarsene sono molteplici: il 25% cerca migliori opportunità lavorative, il 19,2% emigra per studio, e il 17,1% cerca una qualità della vita superiore. Per il 10%, invece, la motivazione principale è un salario più elevato.
Questi numeri sono particolarmente preoccupanti per il Nord Italia, dove il 35% dei giovani è pronto a fare le valigie. Il rapporto mostra anche che quasi l'80% degli expat è occupato, rispetto al 64% di chi è rimasto in Italia. Renato Brunetta, presidente del Cnel, ha definito questa crisi “una vera e propria emergenza nazionale”. "La mancanza di giovani qualificati sta diventando un ostacolo insormontabile per il futuro del Paese. Le imprese, la pubblica amministrazione e la società civile stanno soffrendo a causa di questa emorragia. L'indifferenza e l'immobilismo sono inaccettabili", ha dichiarato Brunetta.
Uno dei motivi principali della fuga dei cervelli è la carenza di profili tecnici in Italia. Paradossalmente, il 58,2% degli italiani che vanno a lavorare all'estero occupa posizioni che in Italia sono difficili da coprire, come quelle nei servizi qualificati, nelle professioni tecniche e tra gli operai specializzati. Ma la decisione di emigrare non è dettata solo da ragioni economiche. Il benessere percepito, la qualità della vita e la visione del futuro sono fattori cruciali per molti expat, il 33% dei quali non intende tornare in Italia. Solo il 16% prevede un ritorno, principalmente per motivi familiari. Un dato significativo è che l'87% degli espatriati giudica positivamente la propria esperienza all’estero.
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