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Rubrica Road to the Oscars 2025
09 Febbraio 2025 - 17:30
"Se una ragazza non è ambiziosa, chi lo sarà?". La domanda viene posta da un cortometraggio candidato all'Oscar per Miglior Cortometraggio: "Anuja", scritto e diretto da Adam J. Graves e prodotto dalle attrici indiane Mindy Kaling ("The Office") e Pryanka Chopra-Jonas ("Matrix Resurrections"). Il corto è disponibile alla visione sulla piattaforma Netflix.
Per 22 minuti, abbiamo il piacere di conoscere la piccola Anuja, di 9 anni, che vive insieme alla sorella più grande Palak dopo la morte della mamma e le due lavorano all'interno di una fabbrica di vestiti in Delhi per mantenersi da vivere. Quando un insegnante viene alla conoscenza della posizione in cui la bambina è stata messa, offre ad Anuja la possibilità di fare un esame di ammissione per entrare a scuola e approfondire meglio il suo genio innato per la matematica. Il direttore della fabbrica però non vuole che questo giovane talento venga perso e le fa una controfferta. Nello stesso giorno e alla stessa ora in cui Anuja deve fare l'esame, il capo le dice di essere invece nel suo ufficio perché avrebbe un lavoro speciale che solo lei potrebbe compiere. Anuja viene messa in una situazione di stallo, dove deve decidere se uscire dalla precarietà della vita che sta avendo con la sorella (la quale la incoraggia a dare l'esame, vendendo anche delle borse create nel suo tempo libero), oppure presentarsi nell'aula della scuola e cogliere l'occasione che potrebbe cambiare le cose per sempre.
Adam J. Graves, regista americano, ha scritto la scenografia del corto basandosi su un sfondo familiare e personale: sua moglie Suchitra Mattai (produttrice e visual artist del film), infatti, è di origini guyanesi ed indiane, e dopo aver fatto una ricerca sulle sue origini, ha scoperto che i familiari indiani erano stati deportati per lavorare nelle piantagioni caraibiche durante l'occupazione coloniale britannica. Da qui, è nato poi un'ulteriore ricerca sullo sfruttamento del lavoro minorile e si sono ritrovati davanti ad un dato statistico spaventoso: un bambino su dieci è impegnato al lavoro minorile.
Da qui è nato "Anuja", il cortometraggio che racconta l'India che si vede ma che non si conosce appieno. Le storie di Anuja e Palak sono solo una rappresentazione di innumerevoli bambini che ogni giorno si svegliano e vanno a lavorare nelle fabbriche che producono i vestiti che gli occidentali indossano senza conoscerne la natura.
Palak, quando scopre che alla sorellina è stato offerto di fare l'esame per il suo genio matematico, vende le borse che aveva creato e nascosto per le strade della città, sapendo quanto importante e trasformatorio sarebbe per lei. Purtroppo di Palak ed Anuja ce ne sono ancora oggi, per qusto motivo era di vitale importanza per Graves di prendere come interprete una ragazza che arrivi da questo ambiente: Sajda Pathan (Anuja) arriva da tali ambienti, ma grazie alle non-profit che l'hanno portata via dallo sfruttamento, ha dato inizio alla sua giovane carriera di attrice e alla sua istruzione scolastica grazie all'impegno della Salaam Baalak Trust e della SBT Day Care Center, nella quale Pathan risiede.
Perché è importante prendersi 22 minuti della propria giornata per guardare su Netflix "Anuja"? Perché, in meno di mezz'ora, ha saputo presentare la tragedia dello sfruttamento del lavoro minorile, una condizione che ancora oggi continua nei paesi asiatici. È un corto che ti mantiene incollato sulla poltrona perché si vuole sapere quale decisione prende Anuja e che si viene a conoscere solo durante lo scorrere dei titoli di coda, nel filmato dove i compagni di scuola della piccola attrice reagiscono per la prima volta al film e che attesta quanto l'istruzione sia un dovere etico per esistere dignitosamente.
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