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Depressione e Alzheimer sul palco di Sanremo: l'importanza terapeutica dei cani nelle malattie mentali

Diversi studi suggeriscono che la presenza di un cane possa migliorare il benessere di chi soffre di queste patologie

Depressione e Alzheimer sul palco di Sanremo: l'importanza terapeutica dei cani nelle malattie mentali

Il Festival di Sanremo, non sta solamente offrendo intrattenimento, ma anche riflessioni su questioni sociali e sanitarie rilevanti. In particolare, due brani hanno innescato un dibattito su patologie che affliggono milioni di individui a livello globale: la depressione e l'Alzheimer. Fedez, con il suo pezzo "Battito", ha trattato il tema della depressione, definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come "il male del secolo". D'altro canto, Simone Cristicchi, con "Quando sarai piccola", ha illustrato il dolore di un figlio che fronteggia l'Alzheimer della madre.

A margine di tali temi, spicca il ruolo inaspettato di un alleato prezioso: il cane. Il dibattito sul contributo del cane nella cura della depressione rimane aperto nella comunità scientifica. Nonostante ciò, molteplici studi suggeriscono che la presenza di un cane possa migliorare il benessere di chi soffre di questa patologia. Un esempio significativo è rappresentato da una ricerca pubblicata nel 2021, che ha esaminato il periodo del lockdown. Durante la pandemia, solitudine e isolamento hanno acutizzato i sintomi depressivi, ma quanti vivevano con un cane hanno riportato un accresciuto senso di supporto sociale. Questo elemento potrebbe avere attenuato gli effetti psicologici negativi determinati dalla crisi sanitaria mondiale.

I cani sono capaci di percepire il nostro stato emotivo e, in taluni casi, svolgere una funzione di sostegno psicologico. Nel contesto dell'Alzheimer, i cani non sono solo un aiuto emotivo, ma anche una potenziale risorsa diagnostica. Gli studi indicano che i cani possiedono capacità olfattive così sofisticate da rilevare variazioni biochimiche nel corpo umano. Un esempio di ricerca condotto nel 2016 ha indagato la possibilità che l'olfatto dei cani potesse individuare le sostanze chimiche associate alle fasi iniziali dell'Alzheimer. Nonostante lo studio non abbia fornito prove definitive, ha alimentato l'ipotesi che i cani possano rivestire un ruolo anche nella diagnosi precoce della patologia.

In aggiunta, una ricerca italiana del 2021, realizzata dall'Università di Parma, ha dimostrato che la presenza di cani di supporto ha comportato un miglioramento significativo del benessere fisico e mentale dei pazienti affetti da Alzheimer. I risultati hanno evidenziato che i pazienti che interagivano con i cani manifestavano progressi nel loro stato cognitivo e mnemonico, contrariamente a coloro che non avevano beneficiato di tale contatto.

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