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Rubrica Road to the Oscars 2025

The Substance: quando il culto dell’immagine diventa un film dell’orrore

Una breve recensione sul film di Coralie Fargeat

The Substance: quando il culto dell’immagine diventa un film dell’orrore

"L'universo mi ha detto 'tu non hai finito'". Il discorso che Demi Moore ha fatto ai Golden Globe, dopo aver finto il globo per il film per il quale adesso è tra le preferite a vincere l'Oscar il 2 marzo, ha emozionato i presenti e gli spettatori da casa ma ha anche fatto riflettere sui temi che "The Substance" porta alla luce. Il film è diretto dalla regista francese Coralie Fargeat al suo primo film in lingua inglese, anche lei candidata per Miglior Regista (un fatto che non succede spesso per una donna, Greta Gerwig ne sa qualcosa).

LA STORIA

"The Substance" è la storia di come l'età influisce sulla vita personale e professionale di una donna, in questo caso di Elisabeth Sparkle, un'attrice di Hollywood la cui carriera è in declino. Determinata a riconquistare la sua giovinezza e fama, Elisabeth ricorre a una sostanza sperimentale che le permette di trasformarsi in una versione più giovane di sé stessa. Questa metamorfosi, tuttavia, comporta conseguenze inaspettate e inquietanti, portando Elisabeth a confrontarsi con le pressioni sociali legate all'apparenza e all'invecchiamento.

L'OSSESSIONE (TOSSICA) PER LA GIOVINEZZA 

Demi Moore, sempre nel suo discorso, aveva anche citato un fatto che le è accaduto veramente che sembra sia biografico nella pellicola: 30 anni fa, infatti, l'attrice era stata definita da un produttore "un'attrice da popcorn", cioè un interprete che lavora solamente in blockbusters commerciali e d'intrattenimento piuttosto che una produzione più complessa e impegnativa. In parole povere, un'attrice non seria. Se si pensa che negli anni 90, Moore aveva trovato il massimo successo per la sua interpretazione in "Ghost" e poi in "Charlie's Angels: Più che mai" nel 2003, il termine si declina in un insulto perché va a ignorare la versatilità che l'attrice ha e che ha sviluppato nel corso della sua carriera. 

Demi e Elizabeth sembrano un po' Dottor Jekyll e Mister Hyde in quanto entrambe sono attrici che hanno vissuto il peso della fama e delle aspettative di Hollywood. Moore è stata un'icona degli anni '90, mentre nel film il personaggio affronta il declino della propria carriera, in più la pellicola esplora le pressioni che le donne subiscono per rimanere giovani e desiderabili. Anche Moore, come molte attrici di Hollywood, ha affrontato l’attenzione mediatica sull’età e sull’aspetto fisico nel corso degli anni. 

Ma un'altro tema vicino all'attrice e al suo personaggio è la trasformazione fisica, che è un’estremizzazione delle aspettative della società. Moore, avendo fatto scelte di carriera audaci (come radersi la testa a zero e le simulazioni di torture psicologiche e prove di sopravvivenza in "G.I. Jane"), ha spesso sfidato gli stereotipi di Hollywood, mentre in "The Substance", Moore si è sottoposta a sessioni di trucco prostetico che duravano fino a cinque ore al giorno. La produzione ha utilizzato circa 21.000 litri di sangue finto per rappresentare le scene più estreme. Le protesi includevano dettagli come dita deformate e altre alterazioni corporee, create per mostrare la progressiva degenerazione del suo personaggio. 

UN TRIBUTO ALL'HORROR

"The Substance" è una lettera d’amore al cinema horror, intrecciando riferimenti a classici del passato. Il film richiama il body horror di David Cronenberg, con mutazioni corporee inquietanti che ricordano "La mosca" e "Videodrome". La lotta della protagonista con una versione distorta di sé richiama "Black Swan" e "Perfect Blue", mentre il tema dell’ossessione per la giovinezza e la decadenza hollywoodiana riecheggia "Sunset Boulevard" e "La morte ti fa bella".

Ma il film da cui più ha preso ispirazione è sicuramente "The Shining" di Stanley Kubrick: la sua influenza è evidente nelle inquadrature simmetriche e nell’uso della tensione psicologica. Come nell’hotel dell’Overlook, il film crea un’atmosfera claustrofobica e allucinatoria, accompagnando la protagonista in una spirale di terrore e trasformazione

Anche "Psycho" di Alfred Hitchcock trova spazio tra le ispirazioni principali: la doppia identità della protagonista e la sua progressiva perdita di controllo ricordano la frattura mentale di Norman Bates, mentre la regia gioca con attese e colpi di scena costruiti con precisione chirurgica. Inoltre, il contrasto tra sensualità e violenza, così centrale nel film di Hitchcock, emerge anche in "The Substance", accentuando il senso di inquietudine e ambiguità morale. Coralie Fargeat rende omaggio a questi cult con uno stile visivo potente, costruendo un horror moderno che dialoga con il passato.

Immagine presa da Instagram

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