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Cinema
07 Marzo 2025 - 12:23
Il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance
Il libro Hillbilly Elegy di J.D. Vance, da cui è tratto il film di Ron Howard, è stato un vero caso editoriale negli Stati Uniti. Scritto con lucidità e grande capacità narrativa, ha avuto una diffusione straordinaria e ha contribuito a portare all'attenzione del grande pubblico il suo autore, diventato poi una figura politica di spicco. J.D. Vance, senatore dell’Ohio, è stato scelto da Donald Trump come candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti a soli quarant’anni. La sua storia personale di riscatto e ascesa politica lo ha reso una delle voci più rilevanti del panorama conservatore americano.
Il film di Howard, sebbene si concentri soprattutto sugli aspetti familiari e non approfondisca la traiettoria politica di Vance, permette comunque di conoscere meglio l’uomo che è recentemente intervenuto in Europa con un discorso a Monaco e che, insieme a Trump, è stato protagonista del clamoroso scontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca. Elegia Americana offre dunque uno sguardo su un’America spesso dimenticata e sulle radici di un leader che oggi è al centro della politica internazionale. Nel panorama del cinema contemporaneo, Elegia Americana di Ron Howard si distingue come un'opera che tenta di restituire con onestà e coinvolgimento la complessità del sogno americano visto dalla prospettiva della classe operaia. Tratto dall'omonimo memoir di J.D. Vance, il film si propone come un viaggio nelle radici profonde della Rust Belt, la cintura della ruggine, raccontando il difficile percorso di un giovane che cerca di emanciparsi da un ambiente e un destino segnato da difficoltà economiche e instabilità familiare, nello scenario del declino industriale del mid-west americano. L’intento è chiaro sin dalle prime battute: il film racconta l’infanzia e l’adolescenza di J.D. (interpretato da Gabriel Basso da adulto e Owen Asztalos da bambino), cresciuto tra le contraddizioni della sua famiglia e l’aspirazione a costruire un futuro migliore. La madre Bev (una Amy Adams intensa e struggente) rappresenta la disperazione di un’America che lotta contro la dipendenza e la precarietà economica, mentre la nonna Mamaw, incarnata da una straordinaria Glenn Close, emerge come una figura chiave, una presenza severa ma amorevole che cerca di instillare valori di resistenza e dignità nel nipote.
La Rust Belt
Il film, sebbene per esigenze cinematografiche enfatizzi alcuni aspetti, riesce a catturare la crudezza di una realtà spesso trascurata dai media. Howard costruisce un quadro empatico, che evita la facile condanna e si concentra sul vissuto personale di una famiglia che combatte ogni giorno per non soccombere alle difficoltà. L’America dei forgotten people viene rappresentata attraverso immagini potenti, dal paesaggio industriale decadente ai volti segnati dalla fatica, senza mai cadere nel pietismo. La regia di Howard, seppur classica, accompagna la narrazione in modo efficace, alternando flashback e presente con un montaggio fluido che sottolinea il legame tra passato e futuro. Il film non si propone come un trattato socioeconomico, ma come il ritratto intimo di un giovane che cerca di trovare la propria strada senza rinnegare le proprie origini. In questo senso, Elegia Americana si rivela un’opera sincera, che, pur non scavando in profondità nelle dinamiche strutturali della povertà, riesce a comunicare con forza il peso delle scelte individuali in un contesto difficile.
Le interpretazioni reggono l’intero impianto narrativo: Glenn Close offre una performance magistrale, trasformandosi completamente nel suo personaggio e donandogli un’umanità credibile e vibrante. Amy Adams, dal canto suo, riesce a trasmettere la fragilità e la disperazione di una madre in lotta con sé stessa e con il mondo. Gabriel Basso interpreta con sobrietà il protagonista, restituendo la sua evoluzione senza forzature. Se Elegia Americana fosse stato concepito esclusivamente come un dramma sociale, avrebbe forse mancato il bersaglio, ma il suo obiettivo principale è raccontare un percorso di formazione personale. Howard sceglie di concentrarsi sulla storia di un uomo e della sua famiglia, lasciando che le implicazioni sociali emergano dalle loro vicende senza calcare la mano su un discorso ideologico. È in questa dimensione più intima che il film trova il suo equilibrio, riuscendo a emozionare e a far riflettere sul senso di appartenenza, sulla possibilità di riscatto del sogno americano. Alla fine, Elegia Americana si rivela un’opera capace di colpire lo spettatore grazie alla forza delle sue interpretazioni e alla sua narrazione autentica. Pur con alcune semplificazioni il film riesce a dare voce a una realtà spietata e spesso dimenticata, senza perdere di vista il cuore della storia: il legame familiare e la capacità di affrontare le avversità con determinazione. Nel panorama attuale, è un film che merita di essere visto e discusso, oggi più di ieri.
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