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Perché ci si sente esausti dopo una videocall? La spiegazione scientifica

Le riunioni virtuali possono amplificare stress e senso di inadeguatezza. Una ricerca chiarisce le cause della cosiddetta “Zoom Fatigue”

Perché ci si sente esausti dopo una videocall? La spiegazione scientifica

Immagine di repertorio

Lavorare da remoto rappresenta ormai una realtà consolidata. Il lavoro agile, conosciuto come smart working, ha conosciuto una vasta diffusione anche oltre la pandemia, apportando vantaggi quali una maggiore flessibilità, un miglior equilibrio tra vita privata e professionale, nonché benefici di natura ambientale ed economica. Tuttavia, esso presenta anche alcune criticità, come l'isolamento sociale e la difficoltà nel separare il lavoro dal tempo libero. Uno degli effetti collaterali meno evidente, ma assai diffuso, è la cosiddetta "Zoom Fatigue", cioè l'affaticamento mentale che si manifesta dopo una videochiamata di lavoro. Se dopo una riunione online con la telecamera accesa ci si sente più stanchi del solito, la scienza fornisce una spiegazione al riguardo.

Numerose indagini hanno messo in luce come questa forma di affaticamento colpisca con maggiore frequenza le donne. Secondo una ricerca condotta su oltre 10.000 soggetti, "una donna su sette" ha dichiarato di aver provato almeno una volta tale sensazione. Le cause possono essere molteplici. Inizialmente, si riteneva che tale fenomeno fosse legato allo stress della pandemia o alle difficoltà di comunicazione durante le riunioni virtuali. Tuttavia, ricerche più recenti indicano che il problema sia di natura più profonda. Prolungati periodi trascorsi davanti alla telecamera possono amplificare le insicurezze personali e incrementare l'ansia. La teoria dell’"auto-oggettivazione", elaborata da Fredrickson e Roberts presso la "Stanford University", sostiene che l'osservazione continua della propria immagine possa accrescere l'insicurezza, con conseguenze negative sul benessere mentale.

Il "continuo confronto con il proprio aspetto", infatti, può rendere le videochiamate più impegnative di quanto si pensi. Altre indagini hanno confermato che vedersi spesso in video "accentua l’insoddisfazione per il proprio aspetto e incrementa lo stress". Specificamente, i ricercatori hanno esaminato l'utilizzo di filtri e strumenti di ritocco digitale durante le riunioni online. È emerso che chi è particolarmente critico verso la propria immagine non solo sperimenta un maggiore affaticamento, ma è anche più predisposto a modificare il proprio aspetto attraverso strumenti digitali.

L'insicurezza preesistente non è l'unico fattore che rende faticose le videochiamate; è infatti l'uso prolungato di queste piattaforme a intensificare il disagio. La continua esposizione alla propria immagine può indurre a focalizzarsi sui difetti percepiti, alimentando un circolo vizioso che appesantisce ulteriormente la giornata lavorativa. Poiché lo smart working è ormai una componente imprescindibile della vita professionale, risulta utile adottare strategie mirate a ridurre l'affaticamento.

Tra queste, limitare l'uso della telecamera quando non strettamente necessario o alternare diverse modalità di comunicazione per evitare un'eccessiva esposizione allo schermo. Sebbene il lavoro da remoto offra molteplici vantaggi, richiede un certo grado di equilibrio: gestire efficacemente gli strumenti digitali è essenziale per tutelare sia il benessere sia la produttività.

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