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Scienza
18 Aprile 2025 - 16:25
A Princeton, nel New Jersey, il 18 aprile 1955, si spegneva uno degli uomini più influenti del Novecento. Albert Einstein, padre della teoria della relatività, simbolo universale dell’intelligenza e del pensiero libero, moriva all’età di 76 anni per la rottura di un’aneurisma all’aorta addominale. E mentre l’annuncio della sua morte faceva il giro del mondo, cominciava la leggenda.
Nato nel 1879 a Ulma, in Germania, Einstein fu fin da giovane un osservatore curioso e introverso, spesso in contrasto con l’autorità scolastica e con le convenzioni accademiche. La sua rivoluzione cominciò nel 1905 – l’“anno miracoloso” – quando, a soli 26 anni e impiegato all’ufficio brevetti di Berna, pubblicò una serie di articoli che cambiarono per sempre la fisica: tra questi, la teoria della relatività ristretta e la celebre equazione E = mc², oggi simbolo di un’epoca.
Albert Einstein da giovane
Negli anni successivi, Einstein sviluppò la teoria della relatività generale (1915), dimostrando che la gravità non è una forza misteriosa tra corpi, ma una curvatura dello spaziotempo stesso causata dalla massa. Una scoperta che ancora oggi è alla base di tecnologie come il GPS, oltre a fornire una delle fondamenta della cosmologia moderna.
Ma il genio di Einstein non si esauriva nei numeri. Fu pacifista militante, firmatario della famosa lettera del 1939 inviata al presidente Roosevelt (assieme a Leó Szilárd), che avvertiva del pericolo dell’atomica nazista – un gesto controverso, che lo mise al centro della corsa agli armamenti ma che, nel dopoguerra, rinnegò pubblicamente. Emigrato negli Stati Uniti per fuggire al nazismo per la sua fede ebraica, rifiutò la presidenza dello Stato di Israele nel 1952, scegliendo di rimanere scienziato e filosofo.
Negli ultimi anni, numerosi studiosi e biografi hanno riletto la figura di Einstein anche sotto una nuova lente: secondo diverse analisi retrospettive, il fisico avrebbe mostrato segni compatibili con lo spettro dell’autismo – in particolare la sindrome di Asperger. Difficoltà sociali, linguaggio ritardato in età infantile, pensiero visivo e una concentrazione straordinaria su interessi specifici, sono elementi citati in diversi studi, pur non essendo stata mai fatta una diagnosi ufficiale, trattandosi di un’epoca in cui queste condizioni erano ancora sconosciute. Tuttavia, questa lettura moderna aiuta a umanizzare un uomo spesso percepito come inaccessibile, e a valorizzare l’unicità della sua mente.
La sua vita privata, segnata da relazioni complicate, figli distanti e lettere dal tono spesso contraddittorio, contribuisce a renderlo figura profondamente umana: genio e contraddizione, idealista e pragmatico, razionale ma a tratti visionario. Una figura poliedrica, la cui eredità non è solo scientifica, ma anche etica e culturale.
Geoffrey Rush, Tom Conti e Walter Matthau nei panni di Albert Einstein in film e serie TV
L’impatto culturale di Einstein è visibile anche nelle molteplici rappresentazioni sul grande e piccolo schermo. Tra le più celebri:
"Genius – Einstein" (2017), la serie prodotta da National Geographic con Geoffrey Rush nei panni dello scienziato, esplora con profondità le sue passioni, le sue relazioni e il suo percorso scientifico.
"Oppenheimer" (2023), di Christopher Nolan, dove lo scienziato appare come figura simbolica e morale, interpretato da Tom Conti, in alcuni momenti chiave della narrazione sulla bomba atomica.
"I.Q. – Intelligenza Naturale" (1994), commedia romantica con Walter Matthau nei panni di un Einstein affabile e saggio, che cerca di far scoccare la scintilla tra la nipote e un giovane meccanico.
Anche nel mondo dell’animazione e della cultura pop, da "The Simpsons" a "Futurama", Einstein continua a essere citato, parodiato, idealizzato: un’icona che supera la fisica per entrare nel mito.
Oggi, a settant’anni dalla sua morte, Einstein resta un punto di riferimento per chi cerca di comprendere l’universo e il senso della nostra esistenza. Il suo volto, i suoi capelli scompigliati, la lingua fuori dalla bocca in quella celebre fotografia del 1951, sono ormai simboli della creatività e della libertà intellettuale. Ma dietro il mito, c'è un uomo che ha sfidato le regole e cambiato il modo in cui vediamo il mondo.
E in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale, l’energia nucleare e le missioni spaziali dominano l’agenda scientifica, il pensiero di Albert Einstein rimane più che mai attuale.
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