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Cinema
20 Aprile 2025 - 09:10
Un cielo limpido, il rombo di un idrovolante rosso e un maiale con la licenza di volare. È così che si apre "Porco Rosso", il film d’animazione firmato da Hayao Miyazaki che, a più di trent’anni dalla sua uscita, conserva intatta la forza del suo messaggio. Il 25 aprile, data della Liberazione italiana, questo cult tornerà nelle sale grazie a Lucky Red, riportando con sé un carico di poesia, ironia e memoria.
Il protagonista, Marco Pagot, è un ex aviatore dell’esercito italiano che ha scelto l’esilio e il disincanto. Dopo una misteriosa esperienza al confine tra la vita e la morte, ha assunto l’aspetto di un maiale e abbandonato le logiche militari per vivere ai margini, volando tra le coste della Dalmazia e affrontando con eleganza pirati dell’aria e dilemmi esistenziali. È un eroe suo malgrado, spinto non da ideali altisonanti, ma da un rifiuto netto verso ogni forma di autoritarismo.
Non servono proclami per fare un film politico. "Porco Rosso" lo è senza rinunciare alla leggerezza. Miyazaki tratteggia con dolcezza una storia densa di significati: il fascismo viene deriso, i simboli del potere ridicolizzati, la macchina militare smascherata nella sua pochezza. In questo universo sospeso tra Storia e immaginazione, il rifiuto della violenza passa per il volo, per il sogno, per l’ostinata bellezza del gesto individuale.
La sua resistenza, Porco, la compie ogni giorno scegliendo di non tornare uomo. Perché in un mondo disumanizzato, essere maiale è la forma più pura di coerenza.
Accanto a lui, due personaggi femminili indimenticabili. Gina, cantante e albergatrice, è la voce del passato che non si spegne, fatta di lutti e attese. Fio, giovanissima ingegnera, rappresenta invece l’energia del futuro: intelligente, pratica, risoluta. È lei a rimettere in volo il vecchio idrovolante Savoia S.21, ma anche a ridare slancio a una narrazione spesso tutta al maschile.
In questo triangolo, fatto più di sguardi che di parole, il film trova un equilibrio perfetto tra malinconia e speranza. E ribadisce, con discrezione ma fermezza, che ogni scelta di libertà è anche una forma d’amore.
Tornare a vedere "Porco Rosso" oggi, in sala, è molto più di un omaggio alla genialità di Miyazaki. È un modo per rimettere in moto il pensiero, per riflettere sul valore della disobbedienza e della fedeltà a sé stessi. È un invito a non dimenticare, proprio in un giorno – il 25 aprile – che segna la fine della dittatura e l’inizio di una nuova coscienza civile.
Il film, uscito nel 1992, continua a parlare in modo sorprendente all’Italia di oggi. La sua ambientazione mediterranea, i dialoghi intrisi di ironia e cultura, la musica struggente di Joe Hisaishi fanno di "Porco Rosso" un’opera che appartiene profondamente anche al nostro immaginario collettivo.
E mentre Marco Pagot vola solitario tra le nuvole, ci ricorda che ogni resistenza ha un prezzo. Ma anche che nessun cielo è mai del tutto proibito, se si ha il coraggio di alzare la testa.
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