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Cinema
24 Aprile 2025 - 08:49
Il nuovo format che si sta affermando non è quello della "maratona da divano", bensì quello della "pausa caffè". Si tratta della mini-serie verticale, la nuova frontiera dello storytelling istantaneo: episodi di uno o due minuti progettati per essere fruiti sullo schermo di uno smartphone durante i momenti di pausa della vita quotidiana. I contenuti sono realizzati nel formato 9:16, lo stesso di piattaforme come TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts. Il linguaggio visivo si adatta con inquadrature strette, sottotitoli sovradimensionati, musiche drammatiche e colpi di scena ogni 40 secondi, il tutto studiato per catturare l'attenzione di spettatori distratti. Si tratta di un pubblico che dispone di poco tempo e desidera utilizzarlo efficacemente. Piattaforme come ReelShort e MyDrama stanno cavalcando questo fenomeno con numeri impressionanti. Negli Stati Uniti, ReelShort ha già superato TikTok in termini di popolaritàmicro-drammi intensi e ipersemplificati. Le trame rapiscono con archetipi riconoscibili, personaggi enigmatici, donne in difficoltà e redenzioni condensate in pillole. Tutto all'insegna dell'emozione fulminea. Anche in Italia, l'interesse sta crescendo. RaiPlay ha sperimentato questo formato con "5 Minuti Prima", una serie breve che narra piccole storie quotidiane in forma compressa. Sui social, creatori indipendenti stanno testando nuovi linguaggi, mescolando comicità, drammi relazionali e disagio generazionale, con l'aspirazione, più o meno dichiarata, di diventare dei "mini Spielberg". La formula funziona: sono sufficienti sei inquadrature per condensare un trauma, un amore concluso o una vendetta portata a termine.
Anche la mitologia viene riscritta: Ulisse, Penelope e i Proci, in versione social, si risolvono in un reel di 90 secondi, e la sigla arriva prima della noia. La verticalità dello schermo non è solo una questione tecnica: impone una nuova grammatica visiva e narrativa. Il montaggio febbrile, la sintesi estrema e l'urgenza di catturare e trattenere lo sguardo cambiano le regole del gioco. Un racconto istantaneo e accessibile in cui chiunque può diventare autore con uno smartphone. Ma l'altra faccia della medaglia è una sovrapproduzione compulsiva che rischia di svuotare i contenuti. Amore, rabbia e dolore si consumano in formato "snack", in una corsa continua all'effetto e all'oblio. Tutto scorre, poco rimane. Intanto si discute se queste narrazioni possano davvero definirsi "cinema" o se siano semplicemente un "storytelling d'emergenza" per un pubblico in fuga dalla profondità. Magari non ricordano cosa hanno visto, ma sanno di non essersi annoiati. E forse, in un mondo dominato dai social, potrebbe essere questo il nuovo metro del successo narrativo.
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