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Daniel Day-Lewis: la leggenda silenziosa del cinema compie 68 anni

L'arte del silenzio e la maestria del trasformismo

Daniel Day-Lewis: la leggenda silenziosa del cinema compie 68 anni

Il 29 aprile è il 68esimo compleanno di uno degli attori più rispettati e schivi della storia del cinema: Daniel Day-Lewis, nato a Londra nel 1957. Considerato da molti il più grande attore vivente, Day-Lewis ha costruito una carriera fatta di scelte misurate, immersione totale nei personaggi e interpretazioni da manuale

Chi è Daniel Day-Lewis?

Daniel nasce nel quartiere di Kensington da Cecil Day-Lewis, poeta irlandese e poeta laureato del Regno Unito, e Jill Balcon, attrice figlia del produttore cinematografico Michael Balcon, uno dei pionieri del cinema britannico. Con radici culturali così profonde, Daniel cresce tra libri, teatro e conversazioni brillanti, ma da giovane mostra anche un lato ribelle.

Durante l’adolescenza viene descritto come difficile, con inclinazioni vandaliche e una passione per il punk, il lavoro manuale e la falegnameria. Frequenta l’Bedales School, nota per il suo approccio progressista, e poi si forma come attore alla Bristol Old Vic Theatre School, dove studia per tre anni sotto un regime rigoroso, imparando il mestiere con disciplina classica.

Il suo debutto cinematografico avviene a soli 14 anni, come teppista nel film Domenica, maledetta domenica (1971). Passano diversi anni prima che emerga davvero, ma quando succede, è in ruoli intensi e drammatici: Camera con vista (1985), Un'innocente bugia (1986), Il tè nel deserto (1990). A distinguerlo è un’intensità magnetica, uno sguardo in grado di raccontare mondi interiori.

Fin da subito, Daniel mostra la sua ossessione per l’autenticità: per Il mio piede sinistro passò mesi in sedia a rotelle, imparando a scrivere con il piede sinistro e rifiutandosi di uscire dal personaggio anche fuori dal set. La sua totale dedizione al lavoro di storyteller gli conferirà dei enormi riconoscimenti, alcuni storici: vince 3 Premi Oscar come miglior attore protagonista (record maschile assoluto, accompagnato da Jack Nicholson e e Walter Brennan), 4 BAFTA, 2 Golden Globe, 1 Screen Actors Guild Award e l'onore più alto dato ad una persona inglese, ovvero il cavalierato da parte della Regina Elisabetta per i servizi resi al teatro e al cinema.

Daniel Day-Lewis nel film "Il Mio Piede Sinistro" (1989)

Daniel Day-Lewis ha recitato in un numero relativamente limitato di film, ma quasi tutti hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema. Tra i suoi ruoli più celebri spiccano:

  • Il mio piede sinistro (1989): interpreta Christy Brown, scrittore affetto da paralisi cerebrale. Un ruolo che gli conferirà la statuetta dorata agli Oscar del 1990.
  • L’età dell’innocenza (1993): diretto da Martin Scorsese, in un ruolo di soppresso romanticismo.
  • Nel nome del padre (1993): potente ritratto di un uomo ingiustamente incarcerato.
  • The Boxer (1997): per interpretare un pugile ex detenuto, si allenò per un anno con veri atleti.
  • Il petroliere (There Will Be Blood, 2007): il magnate Daniel Plainview che gli varrà il secondo Oscar.
  • Lincoln (2012): Abraham Lincoln in carne e ossa, con voce alta e andatura stanca.
  • Il filo nascosto (Phantom Thread, 2017): un couturier ossessivo nell’Inghilterra post-bellica. Il suo addio ufficiale alla recitazione.

"Il Filo Nascosto" (2017)

Alcune delle sue battute più iconiche e ripetute all'infinito dai cinefili sono sicuramente:

  • “A house divided against itself cannot stand.”Lincoln
    L’attore ha studiato i documenti storici per ricreare non solo l’aspetto, ma anche la voce e la psicologia di Lincoln.
  • “Whatever you do, do it carefully.”Il filo nascosto
    Una frase che sembra racchiudere anche la filosofia interpretativa di Day-Lewis stesso.
  • “I abandoned my child! I abandoned my boy!”Il petroliere
    Un urlo di disperazione che mostra il collasso morale del personaggio, tra i momenti più intensi del film.

Che cosa fa oggi?

Dopo Il filo nascosto, Day-Lewis aveva annunciato il suo ritiro definitivo dalla recitazione, sostenendo di non sentire più ispirazione per nuovi ruoli. Per anni ha vissuto tra l’Irlanda e New York con la moglie, la regista Rebecca Miller (figlia di Arthur Miller, drammaturgo e autore di Il crogiuolo), dedicandosi alla falegnameria, alla lavorazione delle scarpe e a una vita lontana dai riflettori.

Ma, a sorpresa, nel 2024 è stato annunciato il suo ritorno dietro la macchina da presa: sarà in Anemone, film in cui reciterà per suo figlio Ronan Day-Lewis al suo debutto come regista. Il progetto segna non solo un inatteso rientro nel mondo del cinema, ma anche un passaggio di testimone generazionale. Si sa ancora poco sulla trama, ma l’attesa è già altissima: ogni scelta di Day-Lewis, anche dopo anni di silenzio, continua a generare entusiasmo e curiosità.

"Lincoln" (2012)

Perché è tanto amato

Daniel Day-Lewis è amato non solo per il suo straordinario talento, ma anche per l’integrità con cui ha vissuto la sua carriera. Ha sempre scelto ruoli impegnativi, difficili, a volte perfino scomodi, evitando le scorciatoie del successo facile o commerciale. Ogni sua interpretazione è frutto di una trasformazione totale: cambia voce, postura, movenze, psicologia, diventando letteralmente un’altra persona.

Questa dedizione maniacale al realismo lo ha reso un’icona per colleghi e spettatori. A ciò si aggiunge un alone di mistero che lo circonda: in un'epoca dominata dai social e dalla sovraesposizione mediatica, Day-Lewis ha scelto il silenzio, l’assenza, la riservatezza. Non si è mai fatto attrarre dal mondo delle interviste o delle dichiarazioni pubbliche. In lui convivono perfezionismo e umiltà, rigore e grazia: un equilibrio raro che lo ha reso, più che una star, un punto di riferimento per chi ama il cinema come arte profonda.

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