fatti e notizie
Cerca
May the Fourth be with you
04 Maggio 2025 - 09:20
Nelle sale cinematografiche americane, il 25 aprile 2025 aveva visto un'ondata di spade laser in mano a milioni di fan della saga di Star Wars, in occasione del 20esimo anniversario del terzo episodio prequel "La Vendetta dei Sith". Un'occasione che non ha visto solo gli spettatori ma anche due dei suoi stessi attori (Hayden Christensen e Samuel L. Jackson) fare una speciale sorpresa ai fan. Il risultato è stato ben 42.2 milioni di dollari.
E qui, si apre un argomento che ad oggi viene dibattuto nel fandom di Star Wars: come sono invecchiati i prequel? E come stanno invecchiando i sequel al giorno d'oggi?
Quando uscì La Minaccia Fantasma nel 1999, i fan si divisero immediatamente. I prequel vennero criticati per la recitazione legnosa, l'eccessiva dipendenza dalla CGI e personaggi poco convincenti (Jar Jar Binks, qualcuno?). Vent'anni dopo, però, la percezione è cambiata: le nuove generazioni che sono cresciute con Anakin, Obi-Wan e Padmé vedono quei film con affetto. I meme, l'espansione del lore attraverso The Clone Wars, e il carisma di attori come Ewan McGregor hanno contribuito a una sorta di "riabilitazione" collettiva.
E questo potrebbe essere stato dato dal fatto che nei primi anni 2000 gli spettatori non avevano la stessa libertà di esprimere la propria opinione attraverso i social media. Chi dettava la bocciatura o la promozione di un film erano i critici che al tempo dell'uscita dei prequel avevano dettato un gigantesco 'no' sui film.
Ma oggi, i prequel sono visti con occhi diversi: sono imperfetti, ma ambiziosi. Raccontano la caduta di un eroe, la corruzione della politica e la fine di una democrazia. Sono tragici, epici, coerenti con l’intento di George Lucas di raccontare la storia come una grande tragedia greca nello spazio. Hayden Christensen (che al tempo aveva solo 20 anni alle sue prime esperienze sul set), avrà avuto dei momenti statici ma nel terzo episodio, quando Anakin diventa Darth Vader, escono le abilità recitative dell'attore canadese, i suoi occhi pieni di odio e di totale sofferenza hanno dato una perfetta introduzione a uno dei villain più amati del cinema.
Anakin Skywalker (Hayden Christensen) in Episodio III: La Vendetta dei Sith
La serie The Clone Wars aveva poi giocato un ruolo chiave: ha arricchito l’universo dei prequel, approfondito personaggi sottovalutati e colmato i vuoti emotivi tra i film. Così, quella che era stata una trilogia criticata per “difetti tecnici”, è diventata — col senno di poi — una delle più coerenti a livello tematico e narrativo.
E i sequel? Quando Il Risveglio della Forza uscì un decennio dopo il terzo episodio, nel 2015, il mondo era completamente diverso rispetto all’epoca dei prequel: i social erano ovunque. Twitter, YouTube, Reddit, Instagram — ovunque i fan discutevano, analizzavano, e soprattutto giudicavano. Questa volta non c’era un’unica voce dominante, ma milioni di opinioni, spesso in conflitto tra loro.
La trilogia sequel ha vissuto nel pieno dell’era dell’hype e della delusione pubblica in tempo reale. Il primo film venne accolto con entusiasmo per il suo ritorno allo spirito classico, ma già con Gli Ultimi Jedi il fandom si spaccò in due: da una parte chi lo considerava un’opera innovativa e coraggiosa, dall’altra chi lo riteneva un tradimento dello spirito di Star Wars. E quando arrivò L'Ascesa di Skywalker, il clima era ormai diventato tossico: una tempesta di critiche, teorie deluse, attacchi agli attori e guerre ideologiche.
Questa enorme libertà di espressione ha avuto un effetto paradossale: invece di unire i fan, li ha polarizzati. Non esiste oggi una percezione “condivisa” dei sequel. Alcuni li adorano, altri li disprezzano, e molti li guardano ancora con confusione. A differenza dei prequel, che col tempo hanno trovato una seconda vita, i sequel sembrano ancora in cerca di una propria identità.
Rey (Daisy Ridley) in Episodio VII
Anche la mancanza di una visione coerente ha pesato: tre film, tre approcci diversi, tre registi (quasi), nessuna linea narrativa realmente unificata. Senza un’anima comune a tenere tutto insieme, la trilogia sequel ha sofferto non solo della pressione dei fan, ma anche della propria struttura instabile.
L’evoluzione del modo in cui percepiamo i prequel e i sequel di Star Wars non racconta solo una storia di film, ma anche di noi spettatori. I prequel sono stati vittime di un’epoca in cui il giudizio arrivava dall’alto, dai critici e dai media tradizionali, e il pubblico aveva pochi strumenti per difendere ciò che amava. Col tempo, però, quel pubblico è cresciuto, ha preso parola, e ha riscritto la narrazione.
I sequel, invece, sono nati nella piena libertà del web — ma anche nel caos. In un mondo dove tutti possono dire tutto, il rischio è la frammentazione, il rumore, l’odio gratuito. È la prova che avere voce non basta: serve anche ascolto, prospettiva, e il tempo di lasciar sedimentare le storie.
Star Wars non è solo una saga. È uno specchio: riflette chi eravamo quando l’abbiamo vista per la prima volta, e chi siamo ogni volta che la rivediamo. I film cambiano perché cambiamo noi — e forse, è proprio questo il lato più affascinante della galassia lontana lontana.
BolognaCronaca.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati Email redazione@cronacabologna.it. Fax. 0116669232 |ISSN 2611-2272
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
Nell'anno 2023 sono stati percepiti i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell'articolo 5 del medesimo decreto legislativo.