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Bologna, la Silicon Valley del Rinascimento e oltre: innovazione tra torri, canali e startup

Dalla seta ai bit: viaggio nella città che ha anticipato il futuro e oggi guarda avanti, tra memoria industriale, sapere accademico e nuove frontiere tecnologiche

Bologna

Passato e Presente

Prima che il mondo conoscesse i colossi della tecnologia moderna, una “Silicon Valley ante litteram” prendeva forma sotto le torri di Bologna. Tra Medioevo e Rinascimento, la città emiliana dominava l’innovazione europea grazie a un’industria della seta altamente organizzata e tecnologicamente avanzata.
Il cuore pulsante di questo impero tessile era un sistema di canali sotterranei e mulini idraulici, un'infrastruttura rivoluzionaria che scorreva invisibile sotto le strade e i portici.
Il cosiddetto "mulino alla bolognese", capace di automatizzare la filatura, rappresentava una delle più evolute forme di meccanizzazione preindustriale in Europa, anticipando il concetto stesso di fabbrica.
Bolognaben prima di essere sinonimo di università e gastronomia, era il centro di una rete produttiva sofisticata, dove sapere accademico e perizia tecnica si fondevano.
E il sapere, qui, ha messo radici profonde.
Fondata nel 1088, l’Alma Mater Studiorum è la più antica università d’Occidente, fucina di pensiero, scienza, diritto e medicina.
Tra i suoi studenti e docenti si annoverano personaggi come Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Nicolò Copernico e, più recentemente, Pier Paolo Pasolini e Umberto Eco.
Bologna è stata crocevia di intellettuali, filosofi, scienziati e artisti che hanno lasciato un segno nel pensiero europeo.
Ma come ogni impero, anche quello della seta conobbe il suo declino.
Già nel Seicento, tra crisi economiche, concorrenza straniera e la terribile peste del 1630, la città iniziò a perdere il suo primato.
canali, una volta arterie vitali del lavoro, vennero gradualmente coperti o dimenticati.
Eppure, il DNA dell’innovazione non ha mai davvero abbandonato Bologna.
Oggi la città ha saputo riconvertirsi e rinnovarsi, intrecciando la propria identità storica con una visione contemporanea. Nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi, dove un tempo si lavorava il tabacco, sorge oggi il Tecnopolo di Bologna, uno dei poli di ricerca scientifica più avanzati d’Europa.
Al suo interno è ospitato Leonardo, il supercomputer europeo tra i più potenti al mondo, capace di svolgere trilioni di operazioni al secondo, utilizzato per simulazioni climatiche, ricerca medica e analisi di big data.
Una nuova energia che scorre non più sotto terra, ma nei circuiti che collegano Bologna al resto del mondo.
Il tessuto imprenditoriale locale si sta digitalizzando, con startup innovative, incubatori e spin-off universitari attivi nei settori dell’intelligenza artificiale, della transizione ecologica, della mobilità sostenibile e della cultura digitale.
E se nel Rinascimento la seta rappresentava il bene prezioso da filare, oggi sono i dati e le connessioni a essere tessuti con cura, grazie a una rete di relazioni tra Università, centri di ricerca, imprese e pubblica amministrazione.
Anche la vita urbana si trasforma: Bologna sperimenta progetti di smart city, promuove la mobilità elettrica, i dati aperti, le comunità energetiche e la partecipazione civica.
È una città che prova a coniugare umanesimo e tecnologia, tradizione e futuro.
La riscoperta dei canali, visibili in alcuni tratti come la famosa finestrella di via Piella, diventa metafora perfetta di una città che non dimentica, ma trasforma.
La prossima volta che passeggerete sotto i portici – oggi patrimonio dell’umanità UNESCO – sappiate che camminate su una stratificazione viva: sotto di voi scorrono le acque dell’ingegno di ieri, sopra di voi vibra l’energia di una città che ha ancora molto da raccontare e da inventare.
Se nel passato era la seta a legare Bologna all’Europa, oggi sono i flussi digitali, il sapere condiviso e la creatività a proiettarla verso il mondo.
E chissà che, proprio come nel Rinascimento, non sia ancora una volta Bologna a dettare il passo?
 
 

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