Tutti parlano di droga, baby gang, risse. Ma nessuno parla del vero business che c’è sotto. No, non parlo dello spaccio. Parlo di tutto quello che ci gira intorno. Gente che lavora, guadagna, crea. A Bologna, le "doghe" non sono solo un problema: sono anche uno specchio di una città che muove cose. Tante cose. Bologna non dorme mai (e neanche chi ci lavora sopra) Bologna è sveglia h24. Non solo perché ci sono i locali, gli eventi, le serate. Ma perché c’è un esercito di persone – giovani, freelance, social media manager, psicologi, educatori, rider, negozianti, tecnici, videomaker, ricercatori – che vivono anche (e proprio) grazie a tutto il fermento che c'è. Anche quello legato alle “doghe”. Chi le studia, chi ne parla, chi le combatte, chi le racconta. Ogni angolo della città, se lo guardi bene, è una connessione. Una rete di lavoro, idee e soldi. E sì, ci sono pure quelli che fanno le spaccate. Ma intorno ci sono mille altri che costruiscono ogni giorno. La rete intorno alle doghe – e no, non è quella del dark web Quando un tema è caldo, la rete si muove. Si scrive, si filma, si organizza. Progetti scolastici, podcast, inchieste su Instagram, video su YouTube, laboratori, arte urbana. Dietro ogni "problema", si attivano centinaia di menti e mani che creano contenuti, eventi, opportunità. E chi ci lavora? Giovani. Creativi. Educatori. Attivisti. Gente vera, con idee che vanno ben oltre il like. Che guadagna, sì, ma soprattutto lascia un segno. Ci guadagna chi ci crede (e chi sa reinventarsi) Chi fa comunicazione, chi lavora nell’informazione, chi si occupa di giovani. Chi fa prevenzione. Chi studia il fenomeno. Chi cerca soluzioni alternative. Chi lavora nei centri di ascolto, chi gestisce progetti nei quartieri, chi si sporca le mani davvero. Tutti questi ci guadagnano? Sì, perché lavorano. E ogni lavoro, se fatto bene, è guadagno vero. Anche il DJ che anima un evento per sensibilizzare, anche il videomaker che racconta la realtà di un centro sociale, anche lo psicologo che tiene una rubrica su TikTok. Tutti parte di un sistema che funziona. Se lo guardi. Se lo vuoi vedere. Ok, ma allora perché la narrativa è solo crime? Perché fa click. Fa paura. Fa notizia. Ma tu che leggi lo sai che dietro ogni post c’è un algoritmo, e dietro ogni algoritmo c’è un interesse. Bologna è viva. Troppo viva per essere ridotta a una “baby gang”. E se ci sono problemi – certo che ci sono – ci sono anche soluzioni. Idee. Progetti. E ci sei tu, se vuoi. Basta spostare lo sguardo.
Invece di emulare… crea Il questore ha detto: "C’è emulazione". Vero. Ma l’emulazione non è solo copiare il male. È anche prendere ispirazione da chi si muove, da chi crea cose nuove. Se Bologna ha un problema, ha anche una forza pazzesca: la sua gente. I suoi giovani. I suoi cervelli. Le sue crew. I suoi sogni. Chi oggi spacca vetrine, domani potrebbe spaccare su un palco. Ma serve un cambio di sguardo. Di scopo. Di stimolo. La vera "botta"? È nella tua testa. Lo sballo che cerchi non si trova in una bustina. Non è nella polvere. Non è in una bottiglia. Lo sballo vero è quando ti inventi qualcosa di tuo. Quando ti butti in un’idea. Quando ti accorgi che puoi farcela davvero. A Bologna c’è chi si sveglia alle 5 per montare una rassegna, chi gira corti con due smartphone, chi apre uno studio in un garage. La vera "dogha"? È creare qualcosa che prima non c’era. Se vuoi sballarti… fallo con la tua mente. Lì dentro hai tutto. Devi solo accenderla.
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