La primavera è il tempo della luce che ritorna, dell’aria che si fa più tiepida, dei fiori che sbocciano. Ma per milioni di persone è anche la stagione dei fazzoletti, del naso che cola, degli occhi arrossati e della stanchezza inspiegabile. Non tutte le allergie stagionali sono uguali: identificarne il tipo può fare la differenza — anche a tavola. Tre grandi famiglie di pollini: graminacee, parietaria e betulla Chi soffre di allergie primaverili tende a incolpare genericamente “il polline”, ma in realtà il nemico ha nomi diversi. Conoscerli aiuta a difendersi meglio. • Graminacee: sono le più diffuse. Fioriscono tra aprile e luglio. Ne fanno parte molte piante spontanee dei prati e dei campi, spesso invisibili a occhio nudo. • Parietaria: pianta infestante tipica del centro-sud Italia, cresce sui muri e nelle crepe dei marciapiedi. Ha un ciclo lungo, da marzo fino a ottobre inoltrato. • Betullacee: alberi come betulla, ontano e nocciolo, che fioriscono già da marzo e colpiscono soprattutto al nord. I sintomi? Variano da persona a persona: rinite, congiuntivite, stanchezza cronica, ma anche irritazioni cutanee o difficoltà respiratorie. Ma la distinzione non è solo botanica: cambia anche ciò che si può – o non si dovrebbe – portare in tavola. Quando il cibo “parla” la lingua del polline Pochi lo sanno, ma esiste un fenomeno chiamato cross-reattività: il sistema immunitario, già allertato dai pollini, può reagire anche ad alcune proteine vegetali contenute in frutta, verdura o spezie. Il risultato? Prurito alla bocca, gonfiore alle labbra, disturbi intestinali o un peggioramento dei sintomi allergici. Ecco alcuni esempi pratici: Se sei allergico alla betulla, fai attenzione a: Mele, pere, nocciole, carote, sedano, ciliegie Se sei allergico alle graminacee, limita: Pomodori, meloni, anguria, pesche, kiwi, mais Se sei allergico alla parietaria, possibili reazioni con: Basilico, more, ciliegie, piselli, aglio Naturalmente ogni persona è diversa: non tutti reagiscono allo stesso modo e molti tollerano piccole quantità. Ma nei mesi più critici, una dieta mirata può alleggerire il carico allergico complessivo. Parola agli esperti Secondo la dott.ssa Chiara Bragazzi, allergologa a Genova, “evitare i cibi cross-reattivi nei periodi di maggiore esposizione può ridurre i sintomi anche del 30%. I pazienti riferiscono una diminuzione della stanchezza e dei disturbi intestinali”. Anche il dott. Giorgio Ciprandi, immunologo e autore di numerose pubblicazioni scientifiche, sottolinea che in molti casi l’allergia alimentare è silenziosa e trascurata, ma è parte integrante della risposta immunitaria. Dai rimedi dolci a quelli tradizionali I rimedi omeopatici hanno funzionato per molti, anche se non tutti li scelgono: c’è chi si affida alla medicina convenzionale, chi alla natura. L’importante è scegliere con consapevolezza. Tra i rimedi più citati: • Ribes nigrum: considerato il “cortisonico naturale”, assunto in gocce nei mesi precedenti o durante il picco allergico. • Histaminum 9CH: aiuta a modulare la risposta allergica. • Pollen di Boiron: microdosi di pollini per desensibilizzare l’organismo. • Lavaggi nasali con soluzione salina: spesso sottovalutati, ma utili per eliminare allergeni e polveri dalle mucose. Molte persone riferiscono benefici anche da integratori a base di quercetina, vitamina C, magnesio e probiotici, che aiutano a sostenere le difese naturali. Vivere la primavera con leggerezza... anche se allergici La primavera non va temuta. Va capita e affrontata con qualche accorgimento in più: mangiare in modo consapevole, ascoltare il proprio corpo, farsi seguire da uno specialista e, quando possibile, prevenire invece che rincorrere i sintomi. Perché la qualità della vita passa anche da un respiro libero.
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