È partito tutto da Milano, dalla scuola primaria Leonardo da Vinci, dove nei primi due fine settimana di aprile centinaia di genitori e volontari hanno ridipinto trentasei aule con una pittura speciale capace di assorbire smog e neutralizzare gli odori. Il risultato? Un'aria più pulita in classe, un ambiente più sano per studiare e una grande lezione di comunità. Perché non rilanciare questa iniziativa, ma coinvolgendo direttamente gli studenti delle scuole superiori? La proposta è semplice: trasformare l’intervento in un progetto scuola-lavoro, come attività pratica di PCTO. Non una simulazione, ma un’esperienza vera, che unisce educazione ambientale, formazione sul campo e spirito di squadra. Ogni istituto superiore potrebbe selezionare una o più classi – magari gli studenti del triennio – e coinvolgerli in un progetto collettivo. Immaginiamo venti studenti per gruppo, impegnati nella progettazione, nella gestione logistica, nel coordinamento interno e, ovviamente, nella pittura. Un istituto medio conta decine di aule: anche solo coinvolgendo tre scuole per ogni città capoluogo, si potrebbero rigenerare centinaia di spazi. Ma il numero più importante non è quello delle aule: è quello delle coscienze che si risvegliano. Ragazzi che imparano a collaborare, a pianificare, a fare, a sentirsi parte attiva di una trasformazione concreta e visibile. Bologna, laboratorio ideale In una città come Bologna, dove la scuola e l’educazione civica sono parte viva del tessuto urbano, il progetto potrebbe prendere vita con ancora più forza. Licei, istituti tecnici, professionali: ogni realtà scolastica ha studenti con competenze diverse, tutte preziose per un progetto del genere. Il Comune, da sempre attento alla qualità dell’aria e alla vivibilità degli spazi pubblici, potrebbe affiancare le scuole con supporto logistico o tecnico. Le università, con le loro competenze scientifiche e organizzative, potrebbero dare un contributo nella fase di studio e valutazione dell’efficacia dell’intervento. Un cantiere civico diffuso, fatto da giovani per la loro città. E la città che risponde, accompagna, riconosce. Sarebbe un’occasione per: • vivere il lavoro come responsabilità e impegno collettivo, • respirare il valore della sostenibilità, non solo parlarne, • restituire bellezza e qualità all’ambiente scolastico, spesso trascurato. In fondo, invece di raccontare ai giovani come si lavora in un’azienda, potremmo renderli protagonisti di un progetto che simula davvero un’impresa: con tempi, obiettivi, strumenti, ruoli e risultati. E con un beneficio che rimane a scuola, per chi verrà dopo di loro. Un’idea da proporre a scuole, comuni, associazioni, enti locali. Basta solo immaginare una prima parete, poi il resto si costruisce insieme. Invisibile forse, ma reale. E prezioso.
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