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Bologna, giardini "Graziella Fava": dalla paura alla rete di cittadinanza attiva

Un episodio di violenza scuote il cuore della città. Ma la risposta non può essere solo paura: serve una rete di attenzione civile e responsabilità condivisa.

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Sotto minaccia di machete

Un episodio violento ha interrotto la quiete di un pomeriggio qualsiasi nei giardini "Graziella Fava", cuore verde a ridosso della stazione di Bologna.
Un uomo di quarant’anni
senza fissa dimora, già noto alle forze dell’ordine, è stato fermato dopo aver minacciato i carabinieri con una mannaia nascosta nella manica del giubbotto.
I militari, allertati da un cittadino coraggioso, lo hanno bloccato.
L'uomo, reduce da una rissa e in possesso di quasi 13 grammi di hashish, ha tentato la fuga.
L’arresto è stato inevitabile.
Questo fatto di cronaca, per quanto drammatico, 
non può e non deve ridursi a un semplice bollettino di insicurezza urbana.
Al contrario, apre una riflessione urgente: come possiamo, come cittadini, tutelarci senza rinchiuderci nella paura? 
Come si costruisce una vera rete di autoprotezione, che non significhi vigilanza armata o diffidenza generalizzata, ma attenzione condivisa, presidio sociale, consapevolezza?
Non basta contare sulle forze dell’ordine, spesso sole e sovraccariche.
Serve una comunità che si riconosca, che torni a guardarsi negli occhi. Serve tornare ad abitare i luoghi pubblici con la forza della presenza civile: famiglie, anziani, giovani, lavoratori, tutti. 
Chi denuncia, come in questo caso, è parte di quella rete. Ma deve sentirsi sostenuto, non lasciato solo.
L’uomo arrestato non è solo un delinquente: è anche il prodotto di un fallimento sistemico
Disoccupato, emarginato, immerso in un circuito di violenza e microcriminalità. Questo non giustifica i suoi atti, ma ci interroga.
Dove non arriva la repressione, dovrebbe arrivare la prevenzione. Dove non arriva l’assistenza, dovrebbe attivarsi il tessuto sociale.
giardini pubblici non possono diventare zone franche o territori occupati dalla paura.
Sono spazi di vita e incontro. Ricordiamoci che portano il nome di una donna, Graziella Fava, uccisa dal terrorismo: un simbolo forte, che oggi ci chiede coerenza e coraggio.
Per questo, oggi più che mai, serve un patto civico. Una rete di cittadinanza attiva, che unisca istituzioni, associazioni e semplici cittadini. 
Non per erigere muri, ma per aprire gli occhi. Non per alimentare l’odio, ma per difendere la dignità. 
Perché la sicurezza non nasce solo dal controllo, ma dal senso di appartenenza.
 

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