Ci sono luoghi che attraversano il tempo insieme a noi. Non cambiano davvero cambiamo noi, ma loro restano. Posta è uno di questi. Non solo un ristorante, ma una costante emotiva. Una bussola nei giorni leggeri e nei giorni pesanti. Un rifugio che non ha bisogno di proclami, perché parla con i gesti, con i piatti, con la presenza. Ed è per questo che oggi, dopo trent’anni, ho deciso di scrivere. Non una recensione. Non un ricordo malinconico. Ma un grazie, silenzioso e vivo, come le emozioni che non hanno bisogno di essere spiegate. C’è chi conserva lettere d’amore, chi custodisce fotografie. Io ho un ristorante. Un luogo preciso nel cuore e nello spazio: Posta, in via della Grada, a Bologna. La prima volta ci entrai nel 1995, per un pranzo di lavoro con un cliente di un internet provider. Quando internet era ancora una creatura incerta e il modem faceva rumore come una moka impazzita. Da allora, però, non ho più smesso di andarci. E oggi, mentre tutto cambia, Posta resta. Non è solo un ristorante. È la mia casa fuori casa. È famiglia quando famiglia non c’è. È una tradizione che non si ostenta, ma si rinnova. È lì che ho celebrato momenti silenziosi e Pasque chiassose. Lì ho mangiato senza parlare, e parlato senza dover spiegare troppo. Perché in certi luoghi, ti capiscono anche se non dici niente. Non scrivo per far loro pubblicità – non ne hanno bisogno. È sempre pieno, sempre frequentato da chi lo conosce davvero. Internazionali di passaggio e bolognesi di ritorno. Scrivo per dire grazie, in silenzio, come si fa con le cose importanti. La cucina è toscana, ma si sente che passa da Bologna. Una pappa al pomodoro che sa di casa. Pappardelle col cinghiale che abbracciano il piatto come vecchi amici. Fiorentine che si tagliano con lo sguardo.
Trippa, peposo, tortellini, tagliatelle. Zuppe che ti rimettono al mondo. E poi dolci – dolci veri, non coreografie. Il vino? Scegliere è un viaggio. Hanno cantinecome biblioteche: infinite e sorprendenti. Il personale? Giovane, sorridente, mai invadente. Ti parlano se vuoi. Ti leggono dentro, se serve. Uno su TheFork dice: ottimo e creativo, senza insulse stravaganze. È vero. Un altro su Tripadvisor scrive che si mangia molto bene, si spende il giusto e si gode della cortesia del personale. Anche questo è vero. Ma io aggiungo: si viene ascoltati, anche senza parlare. Posta è uno di quei posti che ti educano alla qualità senza farti la morale.
Ti coccolano senza confonderti. Ti fanno sentire speciale, senza bisogno di effetti speciali. E se mi chiedete: ma che cos’è davvero che ti fa tornare sempre lì? Rispondo come si risponde a certe domande d’amore: Perché sì. Perché c’ero, ci sono, e so che ci sarò ancora.
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