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Il dopo Papa Francesco

Papa Francesco: il silenzio della Chiesa, le voci del mondo

Tra cordoglio universale e attesa del funerale, Roma si prepara ad accogliere i grandi della Terra.

Stato Pontificio

San Pietro Roma

Un'occasione irripetibile di dialogo e – forse – di Pace.

In queste ore in cui il mondo si ferma per rendere omaggio a Papa Francesco, il cuore della Chiesa cattolica torna a pulsare nel silenzio raccolto della Basilica di San Pietro. La sua morte non è solo la fine di un pontificato, ma l’inizio di un tempo sospeso in cui il mondo intero – credente o meno – si interroga sul senso del suo messaggio e sulla responsabilità di raccoglierne l’eredità.
Le reazioni arrivate dai leader internazionali restituiscono l’immagine di un pontefice universale, capace di parlare a tutti. Il Presidente Mattarella lo ha definito “un punto di riferimento per l’umanità”, mentre la Premier Giorgia Meloni ha condiviso un ricordo personale, intimo, che racconta la profondità semplice di un uomo che non ha mai smesso di ascoltare, accogliere, custodire.
Ursula von der Leyen ha sottolineato “l’umiltà e l’amore per i più deboli”, Roberta Metsola ha parlato di lui come del “Papa del popolo”. Dall’India alla Giordania, da Zelensky a Putin, dai leader religiosi agli osservatori laici, si leva un coro: Francesco ha seminato ponti, e il suo sguardo era rivolto a ciò che unisce, non a ciò che divide.
Ora la sua assenza riporta la Chiesa in un tempo liturgico e umano sospeso, in attesa del funerale solenne che si terrà a Roma, alla presenza dei capi di Stato e di governo di tutto il mondo. Un evento di dimensioni planetarie che segna un momento simbolico altissimo per l’Italia.
In questa occasione, sarà inevitabilmente centrale la figura della Presidente del Consiglio italiana, che avrà l’opportunità – o il peso – di farsi interprete del sentimento collettivo e, forse, di promuovere un dialogo politico trasversale. Non mancheranno sguardi, strette di mano, parole sussurrate tra chi oggi è separato da guerre, interessi e ideologie.
Sarà un momento che potrà rimanere solo commemorazione, oppure trasformarsi in seme vivo di cambiamento.
E se proprio questo incontro globale, nato dal dolore, potesse diventare l’incipit di un vero cammino di Pace, allora forse potremmo dire che il miracolo di Papa Francesco è avvenuto davvero. Non nei cieli, ma sulla Terra, tra gli uomini.

In questo tempo di attesa e transizione, la Chiesa cattolica guarda avanti. Lo fa con il cuore ancora immerso nel lutto, ma con la consapevolezza che ogni fine contiene un inizio. La sede vacante non è solo un vuoto da colmare, è un tempo di discernimento.
Il Conclave che verrà porterà con sé la responsabilità di scegliere non un successore qualsiasi, ma un uomo del tempo presente, capace di leggere la complessità del mondo con lo sguardo mite e fermo che fu di Francesco.


E mentre i fedeli si raccolgono in preghiera, e i potenti si ritrovano a Roma, resta una domanda che attraversa i cuori:
chi guiderà ora il timone della speranza?

Forse la risposta non sarà immediata.
Ma nel frattempo, il seme gettato da Papa Francesco continua a germogliare.
E se davvero il dolore unisce più della ragione, allora questo potrebbe essere l’inizio di un nuovo tempo per la Chiesa e per l’umanità.
 

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