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Sì alle opere, ma non senza ascolto e rispetto per chi lavora la terra

Il quadruplicamento ferroviario tra Bologna e Castel Bolognese mette a rischio il tessuto agricolo: servono soluzioni condivise per non perdere produttività e identità Nessuno dei tracciati proposti è sostenibile per il tessuto produttivo agricolo.

Aziende imolese

Progetto ferrovie

Suona come una sentenza la sintesi emersa dal dibattito che ha coinvolto ieri sera il mondo agricolo, sul progetto di quadruplicamento ferroviario tra Bologna e Castel Bolognese.
A pronunciarla è stato Davide Venturi, presidente di Confagricoltura Bologna, che ha sottolineato come il settore agricolo sia stato "scarsamente considerato" nella progettazione di questa grande opera pubblica.
Negli ultimi decenni si è registrato un drastico calo delle aziende agricole, causato da fattori ormai ben noti: crisi produttive, eventi climatici estremi, aumento dei costi, burocrazia asfissiante, e mancanza di ricambio generazionale.
A fronte di questa situazione, Venturi chiede che le Istituzioni considerino prioritaria la salvaguardia della produttività agricola, anche in presenza di opere pubbliche di grande impatto.
Le conseguenze sulle attività produttive, a partire da quelle agricole, devono essere un criterio fondamentale nella valutazione dei progetti infrastrutturali, al pari del rispetto delle normative ambientali e urbanistiche. Più nello specifico, afferma che nessuna delle attuali proposte progettuali ha dedicato la giusta attenzione al mondo agricolo, ognuna comportando gravi impatti sulle aziende interessate, fino al rischio concreto di cessazione dell’attività stessa.
Il messaggio è chiaro: le aziende agricole non si oppongono allo sviluppo infrastrutturale, ma chiedono di essere ascoltate e coinvolte nei processi decisionali. Proprio come è avvenuto nel caso del Passante Nord dell’autostrada a Bologna, serve ora un approccio consapevole, inclusivo e rispettoso delle attività produttive esistenti. (buon senso)
Confagricoltura Bologna, insieme a Cia Imola e Terraviva Emilia-Romagna, chiede quindi nuove soluzioni progettuali e tavoli tecnici permanenti, affinché ogni parte coinvolta possa contribuire in modo attivo alla definizione del progetto.
Solo così sarà possibile trovare un equilibrio tra sviluppo infrastrutturale e tutela del patrimonio agricolo e del territorio.
L’opera potrà allora dirsi davvero sostenibile, se nascerà dal confronto e dalla collaborazione tra tutti gli attori in gioco. Perché costruire il futuro significa anche custodire ciò che ancora produce vita, valore e identità.

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