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IL GIALLO
23 Settembre 2024 - 13:10
In Italia, il diritto all’identità è una garanzia. Ogni neonato, anche se nato senza vita, ha diritto a un nome e a essere registrato all’anagrafe entro dieci giorni. Sì, anche nei casi più tragici, come quello di Chiara Petrolini. Perché? Per due ragioni: dare dignità al bambino, anche se non ha mai respirato, e formalizzare un passaggio giuridico importante per le indagini.
Nel piccolo comune di Traversetolo, in provincia di Parma, dove è avvenuto l'orribile fatto, la comunità è sotto shock. Un gruppo di ragazzi della Pro loco ha proposto una fiaccolata per ricordare i due bambini che non hanno mai potuto vivere. Il sindaco, però, procede con cautela. «Valuteremo se e come portare avanti l’iniziativa», dice con un tono che non lascia trasparire troppa convinzione. E sull’eventuale registrazione del neonato nato il 7 agosto, richiesta dalla Procura, aggiunge: «Al momento non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale». Chiude l’intervista con un’amara riflessione: «In questo momento è giusto solo fermarsi a pensare a quei due bimbi che non hanno avuto la fortuna di crescere».
Ma il dramma non si ferma qui. Secondo gli inquirenti, Chiara Petrolini, 22 anni, avrebbe pianificato tutto fin dall’inizio della gravidanza. Avete letto bene: la giovane avrebbe progettato di sopprimere il figlio prima o dopo il parto, come emerge dalle indagini della Procura di Parma. Le prove? Le sue ricerche su internet. E non parliamo di ricerche innocue: Chiara cercava come tenere nascosta la gravidanza, come accelerare il parto e – qui viene il colpo più duro – come favorire un aborto o causare la morte del neonato.
Dopo averli partoriti in casa, Chiara ha ucciso i due bambini e li ha seppelliti nel giardino di casa sua, a Traversetolo. Uno scenario agghiacciante. E ora è ai domiciliari, accusata di duplice infanticidio. Ma come si è arrivati a questo punto? Il procuratore di Parma, Alfonso D’Avino, non ha dubbi: «Le ricerche di Chiara sul web non sono affatto neutre». Chiara sapeva bene cosa stava cercando. La premeditazione, ormai, sembra un dato di fatto. Un piano di morte, costruito pezzo dopo pezzo.
E mentre la giustizia segue il suo corso, la comunità si interroga. Si poteva evitare?
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