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LA TESTIMONIANZA

Tappezziere morto dopo il malore, parla l'amico di Bolognesi

Danilo Mascagni, collega e amico di lunga data di Stefano Bolognesi, si sfoga sulla vicenda di giovedì sera

Tappezziere morto dopo il malore, parla l'amico di Bolognesi

Stefano Bolognesi

"Aveva certamente un carattere difficile, ha passato dei guai, ma escludo che Stefano facesse uso di droga", afferma con fermezza Danilo Mascagni, collega e amico di lunga data di Stefano Bolognesi, il tappezziere morto in seguito a un malore. Restauratore con bottega proprio accanto a quella di Bolognesi, Mascagni lo ricorda con affetto e rispetto, difendendolo dalle ipotesi che si sono diffuse nelle ore successive alla sua morte.

Secondo il racconto di Mascagni, Stefano avrebbe trascorso la serata di giovedì alla pizzeria Spartura, situata proprio in via della Libertà, a breve distanza dal suo laboratorio. "La sua auto è ancora parcheggiata lì", dice Mascagni, con un filo di voce. "I carabinieri hanno perquisito la macchina, ora posta sotto sequestro, il laboratorio e anche la sua casa a Rodiano, dove abitava. Non so perché, uscito dalla pizzeria, sia poi venuto, credo a piedi, a fermarsi sul divano fuori dal laboratorio".

Le circostanze che hanno portato alla sua morte sono ora al vaglio degli inquirenti. Diverse sono le ipotesi in campo: un malore improvviso, forse dopo una breve passeggiata prima di tornare a casa, o un passaggio al laboratorio che si è concluso tragicamente con un collasso sul divano. Quello che è certo è che tre uomini, che avrebbero passato la serata con Stefano, si sono accorti del malore e hanno chiamato il 118. Tuttavia, al momento dell'arrivo dell'ambulanza, Stefano era solo.

"Dell’arrivo dell’ambulanza si è accorta mia moglie, che si preparava ad andare al lavoro", racconta Mascagni, ricordando quei momenti con nitida chiarezza. "Era l'una e un quarto di notte. Ha visto i lampeggianti e mi ha svegliato". Purtroppo, nonostante i tentativi disperati dei sanitari di rianimarlo, per Stefano non c’è stato nulla da fare. "Sono sceso e ho visto l’impegno che ci hanno messo. Ci sono rimasto malissimo quando ho capito che non c’era più nulla da fare. Abbiamo lavorato per mesi fianco a fianco, ognuno per la sua parte. Grande lavoratore, professionista stimatissimo. Nella sua vita, troppo breve, ha certamente fatto come tutti qualche errore, aveva un carattere impulsivo, ma una morte così non è giusta...".

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