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Lavoro & Crisi
04 Settembre 2024 - 12:50
L'Emilia Romagna è tra le regioni più cassaintegrate d'Italia, occupando il terzo posto in classifica dopo Lombardia e Veneto, precedendo pure il Piemonte dove Stellantis e l'indotto auto trascinano la crisi del lavoro. Un incremento, nei primi sette mesi, che ha superato il 50% rispetto allo stesso periodo del 2023 e che apre prospettive inquietanti per i prossimi mesi.
La fotografia emerge dal rapporto Uil che analizza i dati dell'Inps. In sette mesi, da gennaio a luglio 2024, in Emilia Romagna sono state autorizzate 32 milioni e 585.473 ore di ammortizzatori sociali, così suddivise: 31 milioni e 806.065 ore di cassa integrazione (sia ordinaria sia straordinaria) e il resto di fondi di solidarietà, che coprono quelle categorie di lavoratori senza ammortizzatori sociali.
L'Emilia Romagna, la terra della Motor Valley, rappresenta quindi oltre il 10% del totale delle ore di ammortizzatori sociali in Italia, che sono 292 milioni e 770.263. L'incremento, sullo stesso periodo del 2023, a livello nazionale è di circa il 20% ma in Emilia Romagna raggiunge il 56,2%. La sola cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) segna +67,7%. Tra le province, Bologna con 6 milioni e 763.486 ore ha un aumento del 107,6%, Forlì Cesena con 1 milione 570.224 ore fa +27%, Modena 5 milioni e 295.160 con +36,6%, Parma con 983.343 ore ha un aumento del 214,6%, Ravenna con 1 milione e 466.315 ore registra +125,9%, Reggio Emilia con 5 milioni e 382.499 ore ha un aumento del 195,8%, e Rimini con 3 milioni e 734.805 ore, ha un aumento del 74,8%.
Sicuramente, in questi dati, gioca un ruolo importante la crisi Maserati (legata a Stellantis) e situazioni come quella della ex Breda, tanto per rimanere in tema automotive, ma anche il settore del fashion dove il caso più eclatante è quello de La Perla, e le conseguenze della allivione . Altrettanto sicuramente, però, è tutto un tessuto economico a essere in difficoltà.
Secondo il segretario regionale Marcello Borghetti "questi numeri, contrariamente alla narrazione di una economia in espansione con crescita dell’occupazione, mostrano un quadro di sofferenza. Evidentemente anche a causa dell’instabilità a livello mondiale, vi sono cali di ordinativi e di fatturato, ma la situazione è anche determinata dalla mancanza di politiche industriali che traccino una linea chiara nella direzione dei cambiamenti produttivi in atto con il Green Deal. Questa incertezza unitamente all’assenza di politiche sociali che accompagnino la transizione ambientale, pone l’urgenza di un confronto con il Governo, a oggi assolutamente insufficiente, per individuare interventi di rilancio".
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