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Il Polo Universitario Penitenziario di Parma: un ponte tra carcere e territorio

"Studiare in carcere non è solo un modo per riempire il tempo, ma è un’opportunità di riflessione, di formazione e, soprattutto, di ridefinizione di sé stessi"

Il Polo Universitario Penitenziario di Parma: un ponte tra carcere e territorio

Il Polo Universitario Penitenziario (PUP) di Parma è molto più che un luogo di studio. È un progetto ambizioso, nato dall’incontro tra l’Università e gli Istituti Penitenziari di Parma, che non si limita alla didattica tradizionale. Oltre alle lezioni universitarie, il Polo ospita laboratori di sociologia culturale, seminari e persino una rivista, "Cerchioscritti", scritta a quattro mani da studenti detenuti e non detenuti. Il PUP è diventato uno spazio in cui la cultura non si limita a passare attraverso libri e lezioni, ma si trasforma in una vera e propria co-produzione di saperi che vanno oltre le mura del carcere.

Ieri, nella sede degli Istituti Penitenziari di Parma, è stato presentato un nuovo accordo che rafforza ulteriormente questa collaborazione. La novità è l’inclusione di ER.GO, l’Azienda regionale per il diritto agli studi superiori, e dell’Ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Parma. Un segnale forte di come l’idea del Polo non sia più confinata tra le mura del carcere, ma punti a diventare un ponte tra la prigione e la comunità esterna.

Durante l’incontro, condotto dalla Responsabile dell’Area educativa degli Istituti penitenziari, Maria Clotilde Faro, sono intervenute diverse figure di spicco, come il Direttore del carcere Valerio Pappalardo e il Rettore dell’Università Paolo Martelli. Non è mancato l’intervento del Sindaco di Parma, Michele Guerra, e di altri attori istituzionali, tra cui Vincenza Pellegrino, Delegata del Rettore al Polo Universitario Penitenziario, e Patrizia Mondin, Direttrice di ER.GO.

Il cuore dell'incontro è stato scandito dalle testimonianze personali di alcuni studenti detenuti. Uno di loro ha raccontato: "Studiare in carcere non è solo un modo per riempire il tempo, ma è un’opportunità di riflessione, di formazione e, soprattutto, di ridefinizione di sé stessi". Le loro parole, cariche di emotività e speranza, hanno ricordato a tutti i presenti che la cultura può diventare uno strumento di riscatto e reinserimento sociale.

La presenza del nuovo Comandante della Polizia penitenziaria, Mauro Pellegrino, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra tutti gli attori coinvolti nel sistema penitenziario. Anche Veronica Valenti, la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Parma, ha posto l’accento sulla necessità di guardare al carcere non come un mondo isolato, ma come parte integrante del tessuto sociale cittadino.

L’idea di fondo che è emersa dall’incontro è proprio questa: il carcere non deve essere una realtà avulsa dal territorio, ma una presenza viva e attiva. Il Polo Universitario è lo strumento per realizzare questo ponte, un mezzo per far sì che la cultura e la conoscenza diventino elementi di scambio tra chi è dentro e chi è fuori.

La nascita di una sede esterna del PUP dimostra come la conoscenza non debba rimanere confinata dietro le sbarre. Questo spazio non è solo un luogo di incontro tra studenti detenuti e non, ma anche un segnale tangibile che la detenzione può essere trasformata in un'opportunità di crescita personale e collettiva. Qui la cultura diventa strumento di responsabilità, di condivisione, di riscatto.

Questo non significa ignorare la realtà del carcere e le sue difficoltà, ma piuttosto lavorare affinché il carcere diventi parte attiva del territorio, un luogo di trasformazione che possa realmente preparare le persone al reinserimento sociale. E il Polo Universitario Penitenziario di Parma è la prova tangibile che, con il giusto sostegno, la cultura può davvero cambiare il corso di una vita.

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