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Dal sospetto di omicidio all'ergastolo: il caso Amato, la storia completa

Secondo i giudici della Corte d'Assise, l'ex medico Giampaolo Amato avrebbe ucciso la moglie e la suocera con un mix di farmaci. Dall'arresto al coinvolgimento della sorella, fino al lungo processo: il caso che ha sconvolto la città

Dal sospetto di omicidio all'ergastolo: il caso Amato, la storia completa

Dal sospetto di omicidio all'ergastolo: il caso Amato, la storia completa

Giampaolo Amato, ex medico oculista, è stato condannato all'ergastolo con un anno e mezzo di isolamento diurno dalla Corte d'Assise. L'accusa lo ha ritenuto colpevole dell'omicidio della moglie, Isabella Linsalata, e della suocera, Giulia Tateo.

L'aula del tribunale ha vissuto momenti di alta tensione durante la lettura del verdetto da parte del giudice Pier Luigi Di Bari, alla fine di oltre sei ore di deliberazioni. Durante il procedere della lettura, l'imputato è rimasto impassibile, ma subito dopo la conclusione dell'udienza ha manifestato un'esplosione di rabbia, sostenendo la propria innocenza. Difeso dagli avvocati Cesarina Mitaritonna e Gianluigi Lebro, Amato è stato, tuttavia, assolto dall'accusa di peculato per presunto furto di farmaci.

Anna Maria Linsalata, sorella di Isabella, è stata determinante nell'apertura delle indagini. Dopo la morte sospetta della sorella nel 2021, ha insistito per un'autopsia che ha rivelato tracce di farmaci ospedalieri, Sevoflurano e Midazolam, nel corpo della vittima. Questi farmaci erano facilmente accessibili per Amato nella sua posizione lavorativa. Le investigazioni hanno poi svelato elementi simili riguardanti la morte di Giulia Tateo, avvenuta 20 giorni prima, portando all'arresto di Amato per entrambi gli omicidi. Il medico dovrà risarcire 250mila euro al fratello della suocera e 750mila euro ad Anna Maria

Anna Maria Linsalata ha accolto la sentenza con sollievo, mentre il clima tra i presenti dalla parte della difesa di Amato era di gelo e incredulità. Il processo, durato a lungo, si è focalizzato principalmente su indizi quali le morti ravvicinate delle due donne, i farmaci trovati, lo smartwatch dell’imputato che ha tenuto traccia dei movimenti la notte della morte della suocera e una relazione extraconiugale di Amato. La procuratrice Morena Plazzi ha sostenuto che tutti questi elementi hanno configurato una chiara colpevolezza.

Amato continua a proclamare la sua totale innocenza "Sono stato definito assassino e sono stato anche umiliato. Sono stato descritto come un mostro, un mentitore seriale, un violento, uno che ha sovrastima di sé stesso e un criminale, esattamente il contrario di come sono e di quello che ho dimostrato di essere in tutta la mia vita, con tutti. In vita mia non ho mai commesso reati".

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