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L'incendio
24 Novembre 2024 - 10:30
Foto d'archivio
Un incendio ha devastato l'ex vivaio di via della Certosa, un edificio che nel tempo è diventato un rifugio per i senzatetto e un simbolo di occupazioni da parte di attivisti transfemministi. Le fiamme, che hanno interessato principalmente il piano terra, hanno distrutto tutto ciò che si trovava all'interno, dai materassi alle poltrone, lasciando dietro di sé un cumulo di cenere e detriti. L'evento ha avuto ripercussioni anche sulla pubblica illuminazione della zona, lasciando al buio le strade adiacenti.
Lo stabile, conosciuto anche come un simbolo per alcune sigle transfemministe, era stato occupato e successivamente sgomberato già due volte. La prima risale all’aprile 2023, mentre la seconda si è svolta lo scorso maggio, quando un intervento della polizia e della digos ha nuovamente liberato l’immobile. In entrambe le circostanze, gli attivisti avevano cercato di opporsi agli sgomberi salendo sul tetto in segno di protesta, supportati dai membri del collettivo che si radunavano nell’area verde prospiciente l’edificio.
Negli ultimi tempi, l’ex Vivaia era diventata un rifugio per persone senza fissa dimora. Nonostante i danni al piano terra, l’incendio non ha fortunatamente provocato feriti.
I vigili del fuoco, giunti prontamente sul posto, hanno domato le fiamme e successivamente avvisato la polizia. Resta da chiarire la causa del rogo, anche se sembra che il fuoco sia partito da un quadro elettrico o una centralina, causando anche un’interruzione dell’illuminazione pubblica in via della Certosa e nelle strade vicine.
L’europarlamentare Stefano Cavedagna, esponente di Fratelli d’Italia, è intervenuto sull’episodio puntando il dito contro la gestione dell’area: «L’immobile ex Vivaia viene bersagliato da anni da occupanti abusivi, prima centri sociali poi spacciatori, finché ora non è stato danneggiato da un incendio. Questo è il risultato di politiche permissive della giunta Lepore. L’area venga messa in sicurezza dal Comune quanto prima, altrimenti saremo sempre daccapo, con rischi per i cittadini».
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