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Inchiesta "Werwolf Division": scoperta una chat segreta

Cinque indagati sono stati trasferiti in carceri di massima sicurezza

Inchiesta sulla Cellula Neonazista: Nuove Rivelazioni e Misure di Sicurezza

Inchiesta "Werwolf Division": scoperta una chat segreta

L'inchiesta sulla presunta cellula neonazista "Werwolf Division", continua a rivelare dettagli inquietanti. La Procura di Bologna, in collaborazione con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha coordinato un'operazione che ha portato all'arresto di dodici persone, cinque delle quali residenti a Bologna. Tra questi, Alessandro Giuliano, 50 anni, è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Sassari. La decisione è stata presa dopo il ritrovamento di una chat segreta sull'app Signal, datata 30 settembre, in cui uno degli indagati viene chiamato "generale" e si fa riferimento a un "gruppo Charlie" che doveva rimanere segreto.

La giudice per le indagini preliminari, Nadia Buttelli, ha rigettato le istanze di scarcerazione o domiciliari per gli indagati, definendoli "pericolosi". Le chat intercettate rivelano piani per attentati contro figure politiche di spicco, tra cui la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Sebbene questi piani siano rimasti confinati nelle conversazioni digitali, la disponibilità di armi e la personalità degli indagati destano preoccupazione. La Procura ha sottolineato che tali progetti avrebbero potuto concretizzarsi in attacchi solitari.

Oltre a Giuliano, anche i fratelli Trevisani sono stati trasferiti in carceri di massima sicurezza a Ferrara e Alessandria. Salvatore Nicotra e Andrea Ziosi, altri due membri del gruppo, sono destinati a strutture con regimi più duri. Nicotra, considerato l'addestratore del gruppo, avrebbe svolto un sopralluogo nei pressi di Montecitorio a Roma nella primavera del 2023. La sua frustrazione personale, legata alla vita familiare, è vista dagli inquirenti come una possibile miccia per propositi omicidiari.

L'inchiesta coinvolge complessivamente 27 persone, tra cui due minorenni, accusate di associazione con finalità di terrorismo, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, oltre alla detenzione illegale di armi. Le indagini hanno portato alla luce anche contatti per l'acquisto di armi clandestine e l'uso di poligoni per esercitazioni di tiro. Il gruppo nutriva un'ammirazione per i Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), esprimendo "onore a Fioravanti per la sua trasparenza e fermezza".


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