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il racconto
22 Gennaio 2025 - 18:10
L'artista Fumettibrutti
Sono trascorsi ben dieci anni. Un arco di tempo caratterizzato da "diritti negati" e "ostacoli", ma anche da "bugie" provenienti da persone ritenute fidate. Dieci anni al termine dei quali è stato possibile ottenere un nuovo documento d'identità. A raccontare il lungo e difficoltoso percorso che ha dovuto affrontare per "rettificare" il nome e il cognome sulla carta d'identità è l'artista Fumettibrutti, recentemente autrice del Vecchione 2024, un'opera a forma di fenice che è stata incendiata per simboleggiare l'addio all'anno appena trascorso.
Come già fatto in passato, anche in questa occasione, ha deciso di condividere la sua esperienza di diritti negati sui social. Il percorso per ottenere il nuovo documento inizia dieci anni fa e solo all'inizio del 2025 arriva l'atto con il nome Josephine Yole Signorelli. "Non è stata solo responsabilità dei tribunali o dei ritardi della pubblica amministrazione – ha spiegato – e nemmeno io ho seguito con costanza la pratica. L’avvocato di cui mi fidavo mi aveva assicurato che per la pratica di rettifica del nome e del genere sarebbe stato necessario molto tempo". Una parola che ha scelto di accettare: "Ho smesso di preoccuparmene perché pensavo che tutto procedesse, così nel frattempo mi sono laureata e ho iniziato a lavorare", ha continuato. Così, lentamente, il tempo è passato; ha anche fatto la sua comparsa la pandemia da Covid, portando con sé la consapevolezza di ulteriori ritardi possibili.
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"La mia unica colpa sta nell'aver riposto fiducia in una persona che mi ha ingannato – ha aggiunto l’artista – e, poiché ero convinta che avesse ragione, ovvero che per cambiare nome e genere ci sarebbe voluto molto più tempo rispetto ad altre pratiche, le ho creduto". Dopo la pandemia, sono emersi i primi sospetti che qualcosa non stesse procedendo come previsto: "Alla fine dei lockdown, l’avvocato ha iniziato a fissare date per la sentenza, che per qualche motivo venivano sempre rimandate – ha continuato Fumettibrutti –. Finché nell'estate del 2023, ho deciso di verificare personalmente, scoprendo che la pratica per la rettifica dei miei documenti non era mai stata presentata. Ribadisco: mai presentata. Ho quindi cambiato avvocato e tribunale; ci sono voluti meno di due anni e all’inizio del 2025 ho finalmente ottenuto i documenti". Nella sua storia, come lei stessa ha sottolineato, emerge un ulteriore pezzo del puzzle di ciò che non torna riguardo alla parità effettiva dei diritti per le persone transgender: "Da oggi, quando mi chiederanno quali diritti in meno avrei in quanto trans, racconterò anche questa storia – ha concluso –. Solo noi persone transgender, che dobbiamo ottenere un permesso da psicologi e tribunali per i documenti che ci sono dovuti, possiamo incontrare simili ostacoli nel nostro cammino verso la serenità."
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