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Caos in carcere
26 Marzo 2025 - 10:15
Un detenuto con la testa spaccata, un altro con una mano fratturata e una sezione del carcere della Dozza devastata. È il bilancio di una violenta rissa scoppiata nella giornata di martedì 25 marzo tra due gruppi contrapposti: da un lato italiani e albanesi, dall’altro tunisini. Un'escalation di tensioni che covava da tempo, alimentata da screzi quotidiani e convivenza difficile.
Secondo le ricostruzioni, il conflitto avrebbe avuto origine da continue lamentele di italiani e albanesi nei confronti dei nordafricani, accusati di fare rumore e disturbare il riposo notturno con musica ad alto volume. Le proteste avrebbero scatenato una reazione aggressiva da parte dei tunisini, culminata in insulti e provocazioni.
Ieri l’ennesimo episodio ha fatto esplodere la situazione: un detenuto albanese di 40 anni, incaricato della distribuzione dei pasti, ha improvvisato un’arma smontando la gamba di un tavolo e l’ha usata per colpire un tunisino di 35 anni alla testa e un 20enne alla mano. L’attacco ha innescato una violenta reazione, con gli altri detenuti tunisini che hanno lanciato oggetti dalle celle, trasformando la sezione in un campo di battaglia.
Il caos si è presto allargato: anche chi non era coinvolto nella rissa ha iniziato a protestare per le restrizioni imposte dalla polizia penitenziaria, distruggendo celle e lanciando acqua e olio. Un clima di tensione che ha portato i sindacati a lanciare l’allarme sulla gestione della struttura.
La Fsn Cisl denuncia una situazione fuori controllo, evidenziando come la sezione coinvolta sia priva di adeguati percorsi trattamentali o attività di reinserimento. Per la Cgil, gli eventi di ieri sono un segnale chiaro della crisi che attraversa l’istituto: “Ogni giorno il carcere sembra sempre più in mano ai detenuti”.
Ancora più dura la posizione di Giovanni Battista Durante, segretario del Sappe: “Siamo stanchi di queste continue violenze. Servono carceri speciali per i detenuti più pericolosi, dove possano scontare la pena in regime detentivo chiuso”.
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