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Condannato per violenza sessuale
02 Aprile 2025 - 07:30
Due anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’addetto dell’Urp del Sant’Orsola riconosciuto colpevole di violenza sessuale. La sentenza di primo grado è stata pronunciata ieri, martedì 1 aprile, al termine di un processo che ha visto sfilare in aula la vittima, i testimoni della Procura e lo stesso imputato, un bolognese di 66 anni. Oltre alla pena detentiva, l’uomo dovrà versare 2.000 euro alla vittima a titolo di risarcimento e coprire le spese processuali. "Finalmente giustizia è stata fatta", ha commentato la giovane, una 24enne di origine cinese, assistita dall’avvocato Gino Moroni.
I fatti risalgono all’agosto 2023. Quella che doveva essere una semplice richiesta amministrativa si è trasformata in un incubo per la giovane donna, all’epoca 22enne. Recandosi all’Ufficio Relazioni con il Pubblico per modificare la data di una visita, sarebbe stata vittima di un’aggressione. Secondo il suo racconto, l’operatore le avrebbe afferrato la mano, posandola sui suoi pantaloni all’altezza del cavallo. Nonostante il tentativo di sottrarsi, l’uomo avrebbe chiuso la porta e ripetuto il gesto più volte. Sotto choc, la giovane sarebbe infine riuscita a fuggire, trovando rifugio tra il personale ospedaliero.
Determinanti nel dibattimento le testimonianze raccolte dalla Procura. Un ispettore di polizia, intervenuto poco dopo la denuncia, ha riferito di aver trovato la donna visibilmente scossa. Una dipendente delle pulizie ha dichiarato di aver visto i due parlare nella stanza, senza però notare atteggiamenti sospetti. Più incisiva, invece, la testimonianza di un’altra impiegata della sicurezza, che ha raccontato di aver visto la giovane piangere e gridare: "Lui mi ha preso la mano e l’ha messa qui", indicando la zona del cavallo.
L’imputato ha negato ogni accusa, parlando di un equivoco. Assistito dall’avvocato Matteo Nanni, ha sostenuto di aver cercato solo di consolare la ragazza, prendendole la mano e posandola sulla propria. La difesa ha chiesto l’assoluzione, definendo il racconto della vittima "inverosimile" e dettato da un desiderio di rivalsa contro l’ospedale. Non solo: ha anche chiesto di procedere per calunnia nei confronti della giovane.
La Procura aveva richiesto due anni di reclusione, riconoscendo l’attenuante della lieve entità. Una tesi contestata dall’avvocato Moroni, che ha sottolineato come l’imputato avesse reiterato più volte il gesto e abusato della propria posizione. Alla fine, il tribunale ha accolto la richiesta dell’accusa, confermando la condanna. "Un verdetto giusto e coerente con i fatti", ha dichiarato Moroni a margine dell’udienza.
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