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Torna il sole in Emilia, ma divampa la tempesta politica: accuse reciproche tra governo e opposizioni

Un'analisi del panorama politico dopo i disastri naturali, polemiche e necessità di interventi strutturali

Torna il sole in Emilia, ma divampa la tempesta politica: accuse reciproche tra governo e opposizioni

Torna il sole in Emilia, ma divampa la tempesta politica: accuse reciproche tra governo e opposizioni

Su buona parte dell'Emilia è tornato il sole, pallido, ma sufficiente per non peggiorare ulteriormente i disastri dei tre giorni appena passati. Se il cielo si è rasserenato, però, la tempesta è esplosa sul piano politico, col governo e le opposizioni che si accusano reciprocamente di inefficienza e strumentalità.

Ad aprire il fuoco è stato il Pd emiliano che, quando ancora strade e case venivano invase dalle acque e dal fango, ha denunciato ritardi nell’erogazione dei fondi e scarsità delle risorse messe a disposizione da Roma, dopo il disastro del 2023. Immediata la replica di Nello Musumeci, ministro della Protezione civile, il quale ha snocciolato la cifre che sono state messe a disposizione dell’Emilia Romagna e che assommerebbero a quasi 600 milioni di euro. A sostegno di Musumeci, il viceministro delle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, ha elencato i capitoli di spesa che sono stati finora finanziati e le reali capacità di spesa degli enti pubblici che, secondo lui, non sarebbero stati in grado nemmeno di impiegare tutti i fondi messi a disposizione. Irene Priolo, assessore regionale - a Bologna, va ricordato, i ruoli s’invertono tra maggioranza e opposizione -, sostiene che si tratta solo di polemiche contabili, asserendo come, in realtà, i soldi di cui parla Bignami sarebbero stati utilizzati dagli enti locali, ma non ancora registrati dal Ministero, a causa delle pastoie burocratiche a cui i comuni dovrebbero far fronte, per far effettivamente erogare i denari a favore degli aventi diritto e delle imprese che avrebbero realizzato i lavori.

In tutto questo rimpallarsi di responsabilità, il Centrodestra emiliano-romagnolo chiede di fare chiarezza, con Valentina Castaldini, consigliera di Forza Italia, che ha chiesto, insieme agli altri capigruppo di viale Aldo Moro, di discutere su quanto è accaduto nella prossima riunione del consiglio, la settimana prossima. Elly Schlein, la quale, prima di diventare leader del Pd è stata vicepresidente di Stefano Bonaccini e titolare proprio delle deleghe che avrebbero dovuto presiedere al controllo e alla tutela del territorio, alza i toni e parla di "indecenza" nella strumentalizzazione della sciagura, per altro, ancora in atto, almeno in Romagna.

Quel che è certo, agli occhi dei cittadini, è che, al di là delle responsabilità, non molto è cambiato dall’anno scorso, se un evento climatico tutto sommato non trascendentale ha creato danni analoghi a quelli dell’anno scorso. Sempre sul fronte di Forza Italia, il segretario cittadino di Bologna, Nicola Stanzani, prova a stemperare gli animi: "Adesso è il momento di affrontare l’emergenza, collaborando con tutte le istituzioni. Mettersi a fare polemica è inutile e, al di là delle colpe di questo o di quello, bisogna mettersi intorno a un tavolo, con buona volontà e senza ideologismi, per capire come effettivamente si può risolvere un problema che è certamente frutto del cambiamento climatico, ma anche di carenze nella manutenzione e nel presidio del territorio". Il suo collega di partito Manes Bernardini, però, è rimasto molto colpito dai dati forniti da Musumeci: "600 milioni di euro sono tantissimi soldi e, avendo un disastro tale sotto gli occhi, non si può non pretendere di verificare con puntigliosità e precisione come sia stato speso e per fare cosa ogni singolo centesimo. Qualcuno ha il dovere di spiegare".

Bernardini, uomo della provincia montana, vede "nella scarsa conoscenza della realtà territoriale da parte della maggioranza dei politici", una delle cause principali delle inefficienze politiche e amministrative. "Ormai - conclude Bernardini - in
montagna come in campagna agricoltori e gestori del territorio si trovano spesso nelle condizioni di non muovere un dito, a causa delle pastoie burocratiche a cui devono attendere per compiere lavori di pulitura dei fossi, degli alvei torrentizi, del
sottobosco che, un tempo, erano loro abituali occupazioni".

Gli fa eco Marco Mastacchi, creatore della lista civica che sosterrà direttamente la candidatura di Elena Ugolini ed ex-sindaco di Monzuno: "La settimana scorsa, su richiesta di alcuni cittadini preoccupati, siamo stati a fare un ampio giro d’ispezione nell’area attraversata dal Sillaro (un grosso torrente affluente del Reno, ndr) e abbiamo visto le condizioni dell’alveo e degli argini, con l’innumerevole presenza di detriti botanici e tronchi. La sensazione plastica era quella che, passata l’emergenza del 2023, non fosse stato fatto nulla per impedire che potesse ricapitare e mai previsione è stata più devastantemente tempestiva". "Per altro - aggiunge Mastacchi - non sono state nemmeno semplificate e rese più ragionevoli le regole per coinvolgere i volontari, nel lavoro di pulizia dei corsi d’acqua. Basti pensare che, in Emilia, se uno vuole raccogliere la legna che si accumula negli alvei, quando sono in periodo di magra o addirittura di siccità, può farlo solo senza mezzi meccanici, portandosi via solo quello che riesce a trasportare a mano e a piedi. Un’assurdità". "E se sbagli qualcosa - aggiunge Daniele Marchetti, consigliere regionale della Lega - le multe sono salatissime, come se non si stesse aiutando a tenere pulito il territorio, ma si commettesse un delitto".

Marchetti ha idee ben precise, circa le responsabilità di quanto è accaduto nei giorni scorsi: "Il governo ha fatto ben più di quello che si poteva temere, ricordando quanto Roma non fece dopo il terremoto del 2012, contribuendo con molti soldi a tutti i capitoli dell’emergenza. Quel che continua a mancare sono le opere di manutenzione ordinaria, quelle che competono senza dubbio e senza scuse le amministrazioni locali, a partire dalla realizzazione delle fondamentali "casse di espansione" che, in questo genere di situazioni catastrofiche, sono il più immediato e proficuo rimedio. Da questo punto di vista, sono mancati sia il monitoraggio sia la programmazione e c’è ben poco da polemizzare con l’esecutivo nazionale".

Marta Evangelista - capogruppo di Fratelli d’Italia - non scorda come, nel recente passato, la giunta regionale e la Sinistra abbiano tentato anche la via giudiziaria, per scaricare su Roma le responsabilità della mala gestione del territorio
dal punto di vista idrogeologico: "C’è una sentenza della Magistratura delle Acque, sotto questo aspetto, che ha chiarito definitivamente la questione: gli alvei fluviali sono competenza della Regione e delle amministrazioni locali sui cui insistono i corsi d’acqua. Per altro, spesso queste tragedie sono aggravate dall’impossibilità, per i privati, di compiere operazioni di cura e manutenzione delle rispettive proprietà o delle zone adiacenti ai loro terreni - operazioni anche banali che un tempo venivano
effettuate abitualmente, come la pulizia dei sottoboschi -, a causa delle posizioni di estremismo ambientalista a cui il Pd si è piegato per mere ragioni elettoralistiche".

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