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Carabiniere ucciso e gettato nel fiume: perizia sul telefonista che chiese il riscatto

La Corte di Bologna cerca di capire se l'autore delle chiamate estorsive alla famiglia Minguzzi sia uno degli imputati

Carabiniere ucciso e gettato nel fiume: nuova perizia sul telefonista delle telefonate estorsive

La Corte d'Assise d'appello di Bologna

La Corte d'Assise d'Appello di Bologna ha deciso di affidare una nuova perizia fonica per cercare di identificare il telefonista che, nel 1987, chiese un riscatto per la liberazione di Pier Paolo Minguzzi. Il giovane carabiniere di leva, studente universitario e figlio di imprenditori ortofrutticoli di Alfonsine, fu rapito e ucciso nella notte tra il 20 e il 21 aprile, mentre rientrava a casa durante un periodo di licenza pasquale. Il suo corpo fu ritrovato nel Po di Volano il primo maggio dello stesso anno, segnando l'inizio di un lungo e complesso iter giudiziario.

La vicenda di Pier Paolo Minguzzi è una storia che si dipana tra le campagne del ferrarese e le aule di tribunale. La notte del rapimento, Minguzzi stava tornando a casa dopo aver accompagnato la fidanzata. Quella che doveva essere una serata tranquilla si trasformò in un incubo per la sua famiglia, quando ricevettero una telefonata da una cabina del litorale ferrarese. La voce anonima chiedeva un riscatto di 300 milioni di lire per la liberazione del giovane. Tuttavia, il tragico epilogo era già stato scritto: Minguzzi era stato ucciso e il suo corpo gettato nel fiume.



Il caso ha visto coinvolti tre imputati, tutti assolti in primo grado il 22 giugno 2022. La sentenza, giunta dopo poco più di un'ora di camera di consiglio, ha sollevato non poche polemiche, soprattutto considerando le richieste di ergastolo avanzate dall'accusa. Gli imputati sono Angelo Del Dotto, 59 anni, ex carabiniere di Ascoli Piceno, Orazio Tasca, 58 anni, ex carabiniere originario di Gela ma residente a Pavia, e Alfredo Tarroni, 67 anni, idraulico del paese. La difesa ha sostenuto con forza l'innocenza dei tre, portando a una sentenza di assoluzione per "non aver commesso il fatto".

La decisione della Corte d'Appello di Bologna di ordinare una perizia fonica rappresenta un tentativo di fare chiarezza su uno degli aspetti più controversi del caso: l'identità del telefonista. In particolare, l'attenzione si concentra su Orazio Tasca, uno degli imputati, per verificare se la sua voce possa essere quella registrata durante le telefonate estorsive. La perizia si baserà sulla comparazione delle registrazioni della voce di Tasca, già coinvolto in un altro caso di tentata estorsione ai danni di un imprenditore ortofrutticolo della zona, Contarini.

Nel processo, oltre ai familiari di Pier Paolo Minguzzi, figura come parte civile anche il nuovo sindacato carabinieri, rappresentato dall'avvocato Maria Grazia Russo

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