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Blitz nei laboratori tessili: maxi operazioni contro il lavoro irregolare

Sette aziende del settore tessile, tra Modena e Reggio, sono finite nel mirino dei carabinieri. Durante i controlli è emerso che un lavoratore su cinque era impiegato in modo irregolare

Ispezioni nei laboratori tessili: arresti e denunce per caporalato tra Modena e Reggio Emilia

Blitz nei laboratori tessili: maxi operazioni contro il lavoro irregolare

Recenti operazioni hanno visto l'arma dei carabinieri impegnata in perquisizioni e sequestri presso diversi laboratori tessili delle province di Reggio Emilia e Modena, focalizzati sull'attività di confezionamento di capi di abbigliamento. Tra il 7 e il 10 ottobre, si è svolta una vasta operazione volta a contrastare il fenomeno del lavoro irregolare.

Nel corso delle indagini, sono stati ispezionati sette laboratori tessili gestiti da cittadini cinesi, dove sono state riscontrate gravi violazioni delle condizioni di lavoro. È stata rilevata l’assunzione illegale di lavoratori, spesso privi di permessi di soggiorno, e inosservanze in materia di salute e sicurezza, oltre a cattive condizioni abitative.

Sono stati controllati 101 lavoratori, di cui il 20% (21 persone) risultava impiegato senza regolare contratto di lavoro. Tra questi, sette lavoratori cinesi erano clandestini, privi di permesso di soggiorno. Le irregolarità riscontrate hanno portato alla sospensione immediata di alcune attività imprenditoriali per tutelare le condizioni lavorative e la salute del personale.

Le strutture visitate presentavano gravi problemi, tra cui ambienti di lavoro e mensa/dormitori insalubri. La maggior parte dei lavoratori non era formata né sottoposta alla necessaria sorveglianza sanitaria. Alcuni locali mancavano di attrezzature antincendio e di primo soccorso o erano privi di piani di emergenza, con conseguente sospensione delle attività.

In particolare, è stato controllato un centro tessile nel modenese, considerato "capofila" per diversi committenti e laboratori tessili cinesi coinvolti.

Insieme alle autorità giudiziarie, sono stati identificati 41 lavoratori, di cui 2 impiegati illegalmente. Le violazioni delle norme sugli ambienti di lavoro e sulla formazione e sorveglianza sanitaria sono state contestate al datore di lavoro, con sanzioni amministrative per circa 10mila euro e ammende superiori a 40mila euro.

La situazione più grave è stata riscontrata a Reggio Emilia in un laboratorio dove 14 lavoratori erano costretti a lavorare anche 12 ore al giorno in condizioni di retribuzione non conformi alle normative. Vivevano in condizioni precarie in alloggi adiacenti al laboratorio. In un caso, un sistema di videosorveglianza non autorizzato controllava i turni di lavoro dei dipendenti, che dormivano in un dormitorio poco igienico.

Nel laboratorio, pochi giorni dopo le prime contestazioni, le forze dell'ordine hanno arrestato il titolare per caporalato, portandolo in carcere. Altre quattro persone sono state denunciate per lo stesso reato.

L'operazione è stata eseguita su mandato della Procura della Repubblica di Reggio Emilia, con la collaborazione del comando carabinieri per la tutela del lavoro, l'Ispettorato Territoriale del Lavoro e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, tra gli altri partecipanti.

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